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E quando i soldi finiranno?

Se c’è un disastro nella spesa dei fondi europei in Sicilia, è targato beni culturali. Sarebbe importante coinvolgere i privati

Grande successo per la settima edizione della «domenica gratuita al museo». I primi dati sull’affluenza dei visitatori nei siti statali mostrano un’intensa partecipazione. Molte le famiglie e i residenti che, grazie al nuovo piano di fruizione introdotto a luglio dal ministro Franceschini, stanno riscoprendo i monumenti a loro più vicini. A questo successo ha partecipato anche la Sicilia, malgrado il deficit organizzativo abbia privato il pubblico di una adeguata informazione.

Non possiamo neanche dire se in Sicilia il successo sia destinato a ripetersi, considerato che il problema della copertura dei costi del personale è tuttora irrisolto. Quella dei beni culturali - non a caso associata sovente al turismo - resta una delle grandi incompiute siciliane. A ripercorrere gli ultimi decenni non c'è Assessore, non c'è Governo che non abbia posto al vertice delle priorità, proprio la riscoperta e la valorizzazione di questo prezioso comparto dell'economia siciliana, senza tuttavia incidere - magari in minima parte - sulla capacità attrattiva e produttiva dello stesso. Nei prossimi giorni l'ARS sarà chiamata ad esaminare il bilancio (provvisorio) 2015; l'esame del documento da parte dell'Aula sarà preceduto dall'esame del DPEF, il Documento di programmazione economica che riporta le linee cui improntare l'azione di governo negli anni a venire. Citiamo questo documento perché, nella sua ultima versione, contiene alcuni riferimenti ai beni culturali siciliani di grande interesse. Anche se il DPEF solo di rado ha assunto carattere vincolante per la politica siciliana, tuttavia è dovere di cronaca darne conto ai lettori.

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