PALERMO. Finisce nel peggiore dei modi la vertenza dell’Aras, l’associazione degli allevatori. Il ricorso di sei dipendenti che avevano chiesto le somme arretrate ha portato il tribunale a dichiarare il fallimento. L’ufficiale giudiziario ha apposto i sigilli alla sede centrale e i 120 lavoratori sono stati sospesi. Al momento dunque è interrotto il servizio di controllo di bovini, ovini e tutto quanto veniva svolto dall’Aras su delega dell’Aia, riferimento a livello nazionale.
“Bisogna intervenire subito” dice Calogero Cipriano della Fai Cisl. “Un fatto gravissimo – dice Vincenzo Vinciullo, presidente della commissione Bilancio -, che avrà ripercussioni devastanti sui nostri allevatori, in quanto l’Aras fornisce un servizio pubblico che non può assolutamente essere interrotto. Per questo motivo assieme ai deputati Giuseppe Laccoto e Marcello Greco abbiamo deciso di convocare in seduta congiunta le tre commissioni che presiediamo in modo da affrontare immediatamente la questione che, ripeto, è di estrema importanza per quanto riguarda gli allevatori che, grazie all’Aras, riescono ad ottenere i contributi da parte della Comunità Europea. Fermo restando che si dovrà procedere alla salvaguardia di tutti i posti di lavoro, come è giusto che sia, ritengo che l’Aia debba immediatamente riprendere su di sé la titolarità dei controlli, così come prevede la legge, e, nel frattempo, mercoledì, verificare se l’Istituto Sperimentale Zootecnico per la Sicilia e lo l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale per la Sicilia sono nelle condizioni di assorbire il personale e di esercitare questi controlli”.
L’Aras riceve fondi dal governo nazionale e dalla Regione ma stava attraversando una crisi tanto che lo scorso anno erano stati dichiarati 56 esuberi su 120 dipendenti. Adesso il ricorso di sei dipendenti che reclamavano le indennità arretrate ha portato alla dichiarazione di fallimento.
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