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Tagli, permessi e rimborsi: in Sicilia 30 mila precari sul piede di guerra

PALERMO. Ci sono i Pip di Palermo che rivendicano maternità, 104, assenze retribuite. I forestali che invocano i rimborsi chilometrici e difendono il diritto alla reperibilità tutto l’anno. E poi i dipendenti della Seus inabili che chiedono di salvare il posto e fare lavori meno pesanti. Nell’anno delle elezioni regionali c’è un esercito di 30 mila precari che chiede di essere equiparato ai dipendenti a tempo indeterminato. Perché in realtà precari lo sono di nome, mentre di fatto la gran parte di questi lavoratori in orbita regionali svolge ruolo in settori nevralgici dell’amministrazione.

“Trovo vergognoso – attacca il deputato Vincenzo Figuccia di Forza Italia - che da parte del governo regionale non siano arrivate soluzioni concrete nei confronti del personale ex Pip che attendeva misure per un riconoscimento di diritti sul lavoro. Serve una circolare da parte dell’assessorato al Lavoro, con la quale specificare agli Enti utilizzatori i diritti che vanno riconosciuti al personale ex Pip che dovrebbero andare oltre i miseri 18 giorni di ferie riconosciute. Vanno inoltre definiti alcuni aspetti come la fissazione di una data certa per percepire il sussidio a cui ha diritto questo bacino e l’avvio di un percorso di stabilizzazione”.

Problemi anche per i forestali. Oggi è in corso a Palermo l’incontro tra i sindacati e l’assessore Maurizio Croce per il rinnovo del contratto integrativo. È un passaggio importante, perché secondo la Regione il rinnovo del contratto avvenuto nel 2009 sarebbe stato illegittimo e dunque in vigore oggi ci sarebbero le regole che risalgono al 2001. Tradotto, significa meno soldi in busta paga e addirittura per migliaia di operai il rischio di dover restituire quanto già percepito.

Una situazione di caos che sta già mietendo le prime vittime. Alla Seus sono partite le lettere di licenziamento per quattro dipendenti inabili, cioè che per malattie o condizioni varie non possono svolgere i compiti di prima ma che non hanno trovato altri settori dove essere ricollocati. L’assessorato alla Sanità guidato da Baldo Gucciardi sta provando a passare al setaccio tutte le aziende sanitarie nella speranza di trovare dei posti dove spostare questo personale che altrimenti rischia il licenziamento perché altrimenti sarebbe pagato senza lavorare.

Peggio rischia di finire ai 120 dipendenti dell’Aras, l’associazione degli allevatori che ieri a sorpresa è stata dichiarata fallita in seguito alla causa intentata da sei dipendenti che attendevano da mesi lo stipendio. In questo caso il problema è ben più grave: questo personale si occupava dei controlli negli allevamenti e al momento questo servizio pubblico rischia l’interruzione. Ma questa è un’altra, triste, storia.

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