PALERMO. L’onda d’urto dei grillini parte da Roma e arriva anche in Sicilia. Il Movimento 5 Stelle fa bottino pieno nell’Isola e conquista tutti e tre i Comuni dove aveva portato un candidato al ballottaggio. E sono tutte vittorie che hanno il valore aggiunto di vedere come sconfitto il Pd (qui per leggere tutti i risultati).
I grillini mettono la bandiera a 5 stelle ad Alcamo, Porto Empedocle e Favara. In tutti e tre i casi abbattendo roccaforti del centrosinistra. Alla vigilia delle elezioni i grillini non amministravano nessun Comune. Ora ne hanno tre. E hanno perso a Vittoria solo per una spaccatura nel movimento, uscendo comunque dal primo turno come il simbolo più votato.
E’ un messaggio preciso che arriva dall’elettorato. E va oltre il voto amministrativo. Non a caso Giancarlo Cancelleri, candidato in pectore per la conquista della Regione nel 2017, guarda subito ai prossimi appuntamenti elettorali: “Parte oggi l'Opa per Palazzo d'Orleans. La messe di voti raccolta in Sicilia e in Comuni di primissima grandezza in Italia, dimostra inequivocabilmente che la gente ha voglia di cambiare drasticamente rotta. I tempi sono maturi per la prima regione a guida 5 stelle”.
Per Cancelleri la conquista della Regione, nel 2017, può essere addirittura “il punto di partenza per dimostrare come governare il Paese intero”. Anche se è prevedibile che per le Politiche si voti immediatamente dopo il referendum costituzionale, e dunque prima delle Regionali.
In ogni caso i 5 Stelle stanno già pianificando la sfida decisiva: “Oggi – continua Cancelleri - muore definitivamente il luogo comune che dipinge il voto al M5S come un voto di protesta. E', al contrario, un voto che premia la proposta, il prezioso lavoro fatto nei Comuni, al parlamento regionale e nazionale, è l'espressione della voglia di comunità di solidarietà, di stare assieme, che è nel Dna del Movimento”.
Va detto che in Sicilia non si votava in grandi Comuni: su 29 chiamati alle urne, in appena 9 il voto è stato col sistema proporzionale che permette di valutare i partiti.
Resta il fatto che alla vigilia del voto il Pd amministrava 5 Comuni (in alcuni casi tramite liste civiche) e ora scende a tre: Lentini, Noto e Canicattì. In casa Pd leggono il risultato come “meno grave di quello nazionale”. Tuttavia c’è una spia che non può lasciare indifferenti. In nessuno dei Comuni al voto il Pd è riuscito a replicare l’alleanza che governa la Regione: segnale di un grande fermento nella maggioranza. A Caltagirone, addirittura, il Pdr di Totò Cardinale, è andato col centrodestra contribuendo alla vittoria di Gino Ioppolo (Lista Musumeci).
In più il Pd ha registrato divisioni interne che, come a Vittoria e Giarre, hanno compromesso il risultato finale anche in centri dove partiva da un consistente vantaggio. E il tema delle spaccature – fra Crocetta e l’area Faraone e fra lo stesso Faraone e l’area Cracolici - è quello su cui più di tutti dovrà lavorare il segretario Fausto Raciti.
Risultati numerici a parte, il centrodestra risolleva timidamente la testa. Porta a casa il sindaco di Caltagirone e mette la bandiera su due liste civiche a Giarre e Vittoria che farebbero arrivare a e i successi dell’area Berlusconiana anche se nessun sindaco ha il simbolo di Forza Italia. Per Marco Falcone, capogruppo all’Ars, “il voto segnala che il Pd, da sette anni al governo della Regione con Lombardo e Crocetta, è stato bocciato dai cittadini. La gente chiede di cambiare e sceglie noi quando mettiamo candidati all’altezza”. Anche queste sono frasi che guardano alla prossima sfida per la Regione. E’ l’orizzonte su cui si misurano e si misureranno le scelte dei partiti da oggi in poi.
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