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Froome blocca gli attacchi di Dumoulin e fa suo il Giro d'Italia 2018

Froome e Poels

Superato lo scrigno di rara bellezza che prende il nome di Lago Blu, avvicinandosi al Cervino, Chris Froome vive uno dei giorni più intensi ed esaltanti della sua straordinaria carriera sportiva. Il keniano bianco alza gli occhi verso cielo e, mentre pedala sgraziato, guarda la montagna perfetta, che svetta fra due batuffoli di nuvole. Il traguardo dista poche centinaia di metri e il 'frullatore solitario', ieri protagonista di una delle più esaltanti imprese nella storia dello sport moderno, ha appena rintuzzato attacchi vari e assortiti da parte di Tom Dumoulin. Il rivale olandese, che dista una quarantina di secondi nella generale, ha provato e riprovato, ha preso fiato ed è ripartito negli ultimi 5 chilometri, ma alla fine è rimasto qualche metro indietro, dovendosi accontentare del secondo posto a Roma, dopo il primo dell’anno scorso a Milano.

La maglia rosa addosso, il trionfo sotto il casco, la consapevolezza nello sguardo, che diventa fierezza e somiglia molto a quella dei quattro Tour conquistati, non a quella della Vuelta dell’anno scorso, vinta con l’ombra della positività al Salbutamolo riscontrata al termine della tappa del 7 settembre 2017. Froome doveva fare il Froome, al Giro d’Italia, e lo ha fatto, dominando sullo Zoncolan, spianando il Colle delle Finestre, Cima Coppi della corsa rosa.

Froome è salito sullo stesso trono di Merckx e Hinault, capaci di mettere in fila i tre grandi giri in meno di un anno, collezionandoli uno dopo l'altro: Tour e Vuelta 2017, Giro 2018. «Sono emozionato e questa per me è una vittoria speciale. La partenza è stata molto difficile, poi le cose sono migliorare. E’ stata la sfida più grande della mia carriera», ha commentato il vincitore del Giro.

C'è chi aspettava il crollo della maglia rosa, dopo quello del suo predecessore Simon Yates ieri, invece a colare a picco è stato Thibaut Pinot che, sul Col Saint-Pantaléon, è andato letteralmente alla deriva, perdendo il podio e restando seppellito sotto una valanga di minuti. Il francese, che nei giorni scorsi aveva forse speso meno di tutti, che è stato accusato di stare troppo a ruota, anziché accanirsi a inseguire i rivali in fuga, si è arreso a una quarantina di chilometri dalla fine ed è arrivato al traguardo solo grazie alla 'spinta' della squadra.

Sale sul podio, assieme a Froome e Dumoulin, anche il colombiano Miguel Angel Lopez, che succede al connazionale Nairo Quintana, l’anno scorso secondo a Milano, dietro lo stesso Dumoulin e davanti a Nibali. Lopez riesce anche a indossare la maglia bianca di miglior giovane, confermando che il futuro è nelle sue mani. Il sudamerica che pedala a tutta, e che dimostra di avere il fuoco dentro, getta ombre, alimenta dubbi e grandi interrogativi sullo stato di forma del ciclismo italiano, a diversi minuti dal podio e salvo solo grazie a Elia Viviani, vincitore di quattro sprint.

Per le corse a tappe resta solo Vincenzo Nibali. Il messinese è l’unico in grado di regalare soddisfazioni, dopo il tracollo di Fabio Aru, che si è fermato ieri. Al Tour, contro Froome, Dumoulin e tanti altri, lo 'Squalo' sarà chiamato a rianimare un movimento che deve difendere una lunga tradizione fatta di campioni e imprese. E, a proposito di imprese, l’ultima è di uno spagnolo, Mikel Nieve Iturralde, che è riuscito a staccare tutti e a mettere le mani sulla penultima tappa, con un’azione spettacolare. Bravo a lui, ma gli applausi sono tutti per Froome. Fino a prova contraria.

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