MILANO. Massimo Moratti spegne 70 candeline ma l'Inter è avara di regali. Thohir in tribuna è vitreo. Il derby d'Italia si chiude con la vittoria della Juventus per 2-1 e con i nerazzurri che dicono addio all'Europa. La Juventus gioca un primo tempo con il freno a mano tirato, zeppa di riserve, apparentemente svogliata e distratta. L'Inter invece parte bene ma difetta nell'ultimo passaggio, sciupa un pò troppo, colpisce il palo, sbaglia tanto e poi si arrende. La partita la decide una clamorosa papera di Handanovic che lascia andare in rete un tiro molle di Morata, sicuramente il migliore in campo. I bianconeri soffrono fino a quando Allegri decide di dare una svolta: il tecnico aggiusta la squadra (inserendo Llorente, Ogbonna e Pogba) e alla fine vince con pò di fortuna insieme a quella giusta dose di classe.
La Juventus delle riserve parte al piccolo trotto, si risparmia, sembra a corto di motivazioni, il pensiero è rivolto alla finale di Coppa Italia ma soprattutto a Berlino. I 'superstitì di Madrid sono appena quattro: Morata, Bonucci, Marchisio e Lichtsteiner e l'Inter - che ha voglia di vincere - ha gioco facile. L'Inter con Kovacic al posto di Guarin (infortunato) e Shaqiri trequartista invece di Hernanes squalificato, è subito pericolosa con Icardi che di solito contro la Juventus si esalta: tiro da 25 metri dopo un paio di minuti. I bianconeri rispondono con una percussione irresistibile di Morata ma il suo sinistro si infrange sull'esterno della rete. Al 5' è Shaqiri a spedire alto sulla traversa, poi al 9' arriva il vantaggio dell'Inter: gran destro di Brozovic deviato con il corpo da Icardi che mette a segno il sesto gol in cinque partite.
La Juventus marcia a ritmi lenti con qualche incursione si stile da parte del suo uomo migliore, Morata: al 22' sinistro splendido sul quale è bravo Handanovic a chiudere sul primo palo. L'Inter potrebbe raddoppiare con Palacio ma un ottimo Storari gli chiude lo specchio da distanza ravvicinata. La Juventus cerca il pareggio e lo sfiora con un bel colpo di tacco di Matri per Sturaro, Handanovic salva in corner. I campioni d'Italia sembrano cedere, la difesa barcolla e non riesce a contenere il duo Palacio-Icardi. Al 39' Shaqiri colpisce il palo, sulla ribattuta l'arbitro fischia il fuorigioco di Brozovic che aveva messo in rete. Per l'Inter sembra una passeggiata ma al 42' arriva su rigore il pareggio bianconero: Vidic stende Matri proiettato a rete, trasforma Marchisio.
Si riapre la partita e - nella ripresa - la gara cambia faccia. Morata si divora due clamorose palle gol, di piede e di testa praticamente a porta vuota. Al 20' Allegri capisce che è ora di cambiare: chiama Llorente al posto di Matri. Poco dopo l'Inter protesta per un fallo di mano in area da parte di Romulo. D'Ambrosio al 26' ha una buona occasione ma il suo sinistro al volo non ha l'esito sperato. L'Inter cerca il gol partita con Brozovic e Icardi ma al 38' Handanovic consegna la vittoria alla Juventus: Morata calcia debolmente, palla che rimbalza, confonde il portiere e finisce in rete. I nerazzurri accusano il colpo e questa volta i pizzini non sortiscono alcun effetto sulla squadra demoralizzata. Poco prima del gol entra anche Pogba che non gioca bene ma semina il panico tra le fila nerazzurre scompaginando una difesa già molto stanca. Mancini non può fare più nulla e deve inchinarsi alla Juventus che si comporta da grande squadra, gioca e vince una partita che forse poteva anche lasciare andare. Allegri torna a San Siro da vincente e si accomiata dallo stadio che una volta era casa sua con una vittoria e tanti sogni per l'immediato futuro. La sua squadra è solida e intelligente, il suo allenatore calmo e sicuro.
Mancini aspetta Thohir al varco per un faccia a faccia - probabilmente domani - nel quale si deve fare un bilancio e soprattutto vanno tracciate le linee programmatiche per la prossima stagione. C'è molto da fare e tanto da investire perchè senza capitali non si va lontano. L'impronta dell'allenatore ha cambiato molto la squadra ereditata da Mazzarri e tuttavia restano le lacune e le ombre. Poca qualità, molta mediocrità e un Kovacic che si spegne come una candela. L'attacco si affida in buona sostanza a Icardi, bravo nel gol di area e di rapina, ma poco abile nel far salire la squadra e non sempre decisivo nei momenti che contano. Il centrocampo è privo di luce, la difesa non è abbastanza solida. L'Inter si gioca tutto nelle ultime due partite. L'Europa è importante ma il futuro lo è di più. Tutto è nelle mani di Thohir il quale deve ancora dimostrare che tipo di presidente vuole essere, se, soprattutto, vuole ispirarsi a Moratti, a quella voglia di vincere che reso ogni sogno possibile.
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