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Dieci anni senza Steve Jobs ma il mito resta vivo: quel discorso a Stanford

e"Unire i puntini". Steve Jobs era un genio, un leader, un uomo probabilmente non perfetto (dicono le sue biografie) ma ha certamente contribuito a cambiare il mondo. Lo ha fatto mettendo nelle mani di miliardi di essere umani lo smartphone. Sono trascorsi 10 anni dalla sua morte: oggi è il decimo anniversario dell'addio al visionario americano con una storia difficile alle spalle.

"Unire i puntini" è uno dei passi chiave di quel celebre discorso pronunciato davanti agli studenti dell'università di Stanford nel giugno del 2005 (che riportiamo qui sopra). Oltre che per l'invenzione del Mac viene spesso ricordato per quel monologo: "Siate affamate, siate folli" è il messaggio di Steve Jobs, una sorta di testamento morale che ha lasciato a quegli studenti e, indirettamente, al resto del pianeta.

Parole che probabilmente permettono ancora oggi al colosso di Cupertino di essere un punto di riferimento in diversi settori della tecnologia, dagli smartphone ai computer.

Un paio di jeans, maglione scuro a collo alto e carisma da vendere sono i segni distintivi di quest'uomo nato da un rifugiato siriano che fu presto dato in adozione e che non riuscì mai a laurearsi (lo racconta lui stesso in quel famoso discorso alla Stanford University). Senza laurea, è vero, ma con una enorme capacità di mettere a frutto una serie di nozioni immagazzinate nel corso della sua giovinezza: un bagaglio che gli ha permesso di dar vita a tutta la tecnologia che oggi sono praticamente alla base della nostra vita quotidiana: dal personal computer col mouse, all'iPhone che ha modificato radicalmente il concetto di telefono, all'iPod e all'iTunes che hanno aperto la strada alla smaterializzazione della musica e allo streaming.

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