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Ana Mena: «Con mio padre guardavo sempre il Festival»

Per Ana Mena, popstar spagnola 24enne che da quattro anni conquista le estati italiane, e non solo, a suon di tormentoni grazie ai brani realizzati con Fred De Palma (D’estate non vale, Una volta ancora), Rocco Hunt (A un passo dalla luna, Un bacio all’improvviso) e Federico Rossi (Sol Y Mar), l’approdo in gara sul palco di Sanremo «è un sogno che si realizza». Sua madre da bambina le ha trasmesso «l'amore per il flamenco, mentre mio padre ha sempre ascoltato tanti vostri artisti, come Ricchi e Poveri, i Matia Bazar, Mina...con lui guardo da sempre il festival», «ne ho amato tantissime canzoni, come Canzone per te di Endrigo, La solitudine, fino a Musica leggerissima dei siciliani Dimartino e Colapesce che ho da poco reinciso in spagnolo con il titolo Musica Ligera». Lo dice nell’incontro in streaming, rispondendo in un ottimo italiano ai giornalisti, sorridente, garbata e piena di energia, a pochi giorni dal debutto all’Ariston.

La sua canzone è Duecentomila ore (Epic/Sony Music), scritta «da amici, che sento ormai quasi come una famiglia», Rocco Hunt, Zef (anche produttore del brano) e Federica Abbate. Un’avventura che si aggiunge al ritorno a un’altra sua passione, quella per la recitazione (a 13 anni è stata anche fra gli interpreti di La pelle che abito di Almodovar), in una serie drama spagnola «che arriverà presto su Netflix, intitolata Bienvenidos a Edén», di cui è fra i protagonisti in un cast corale che comprende anche un’altra popstar, Belinda: «Amerei tanto anche recitare in una fiction italiana».

Per lei, che ha già ottenuto 36 dischi di platino e 2 dischi d’oro, oltre 5 milioni e mezzo di ascoltatori mensili su Spotify e oltre 1 miliardo e mezzo di visualizzazioni totali su YouTube, l'emozione di fronte a questa nuova sfida non manca: «A volte mi sento super carica, a volte super stressata. Non vedo l’ora di cantare su quel palco, la grande paura che ho è di emozionarmi prima dell’esibizione...è successo anche nelle prove. Per me questa esperienza è molto importante, sono soprattutto molto felice e grata».

A qualche polemica nata per il fatto che è stata selezionata un’artista non italiana (in realtà era già accaduto più volte in passato), Ana Mena reagisce con serenità: «So che se ne è parlato e lo capisco, ma io affronto Sanremo (dove era già stata nel 2020 come ospite di Riki nella serata delle cover, ndr) cercando di rendere omaggio a questa musica che adoro da sempre, con grande umiltà e il rispetto più profondo. La musica italiana mi ha reso l’artista che sono». Al festival vuole portare la sua «personalità e anima, con una canzone che penso entri subito in testa, regalando una carica energica speciale».

Duecentomila ore «racconta una storia d’amore che inizia a finisce presto, ma lascia dei messaggi importanti. Se dovessi definire la canzone con un colore direi che è rosso scuro. C'è una melodia malinconica che ti prende e emoziona ma su una base moto sensuale e carica». Una traccia nata dalla grande sintonia con Zef, Federica Abbate («la stimo moltissimo, cerco di dare, ogni volta che posso, rilevanza al talento e al lavoro delle donne nella musica») e l’ormai «quasi fratello» Rocco Hunt, con cui dividerà anche il palco nella serata delle cover: «Abbiamo pensato a un medley che unisca tutte le generazioni. Canteremo Il mondo, Figli delle stelle, un brano che mi fa impazzire. e Se mi lasci non vale». Il tutto in un festival dove ci sono «tanti artisti che amo e con cui mi piacerebbe moltissimo fare musica, come Elisa, Noemi, Rkomi, Mahmood e Blanco».

E chissà che non si crei qualche occasione per il suo primo album in italiano, in uscita quest’anno, che Ana Mena sta preparando: «È un po’ diverso da quello che avete ascoltato di me fino ad ora. Voglio far sentire anche un mio lato più intimo e più serio, potrà sorprendere». Se dovesse fare un nome per la vittoria del festival? «Non so, ci sono tanti artisti magnifici... Forse Gianni Morandi». L’unico rammarico è che a Sanremo non potrà venire il padre della cantante: «È per le disposizioni anti-Covid, ma cercherò comunque di vivere questa settimana al meglio». L’unico modo per uscire dalla pandemia «è vaccinarsi - commenta -. Anche in Spagna ci sono scettici sul vaccino, ma basta vedere i dati: migliorano ogni volta che aumenta il numero di vaccinati».

 

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