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La Regione Siciliana: misure in arrivo per aiutare le imprese atterrate dal rialzo dei costi

Il vicepresidente Armao ha incontrato i vertici di Confindustria, i quali chiedono la decontribuzione e lanciano l'allarme sullo scenario futuro

Il governo Musumeci sosterrà le imprese e l’occupazione in Sicilia, con le risorse disponibili e misure che saranno inserite nella legge di stabilità che deve essere approvata entro la fine di aprile, per contrastare l'impatto della crisi energetica e del rialzo dei costi delle materie prime. Stamani l’assessore regionale all’economia, Gaetano Armao, ha incontrato assieme al management di Irfis FinSicila i vertici di Confindustria Sicilia e Sicindustria e i due commissari Zes della Sicilia sui temi della crisi energetica e di approvvigionamento delle materie prime. Questi sono gli impegni presi con gli industriali.

Chiesta la decontribuzione

Gli industriali sono in stato di allarme. Le imprese siciliane, secondo Confindustria, «non usciranno vive da questa crisi. I rincari delle materie prime, l’aumento incontrollabile dei costi dell’energia, del gas, del carburante, l’ennesima tempesta insomma è per noi il colpo di grazia». Le previsioni sono funeste: 20 milioni di ore di cassa integrazione. «Non ci saranno vie di uscita, non se le imprese resteranno sole e se il governo regionale non interverrà in maniera netta, convinta e drastica». è l’appello di Confindustria Sicilia, rivolto al governo Musumeci ed espresso durante l'incontro fra il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, e il Consiglio di presidenza di Confindustria Sicilia. Gli industriali chiedono «un unico intervento sulla leva del costo del lavoro. Risorse per la decontribuzione, solo così potremo uscire dall’angolo. Serve un miliardo, non sono soldi che vanno alle imprese ma che servono alla diminuzione del costo dei lavoratori. Questa è la migliore manovra sociale che un governo possa intestarsi, perché solo così potrà salvare la produzione e l’occupazione».

Albanese chiede una manovra coraggiosa

Presenti nella sede dell’assessorato all’Economia il presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese, e i vicepresidenti Antonello Biriaco e Gregory Bongiorno. Dalle stime di Confindustria Sicilia questa crisi alle imprese siciliane costerà 20 milioni di ore di cassa integrazione. La soluzione possibile è una, afferma il presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese: «Una manovra finanziaria di coraggio e visione. Un solo articolo per disporre che le risorse non vengano sbriciolate in micro-interventi a pioggia dal sapore elettorale. Se vogliamo realmente risollevare il Pil dobbiamo intervenire sulla leva del costo del lavoro. Subito tutti i fondi disponibili vengano dirottati sulla decontribuzione o su misure dirette alle imprese per compensare almeno in parte l’emorragia finanziaria legata ai rincari». La rappresentanza degli industriali siciliani ha esposto «l'estrema drammaticità della situazione» per le imprese siciliane, soffocate dai rincari energetici, impotenti di fronte alla assoluta mancanza di materie prime e dall’aumento vertiginoso dei loro prezzi, schiacciate da un costo del lavoro insostenibile, «incastrate da una burocrazia paralizzante».

Le imprese alimentari

La situazione si aggrava per le imprese alimentari, che oltre ai rincari energetici, oltre alla crescita esponenziale dei costi del gas, soffrono l’assoluta irreperibilità delle materie prime. I dati sui rincari sono spaventosi: (+37,7% da ottobre 2020 a dicembre 2021, per le non energetiche). L’impennata dei prezzi di gas ed elettricità comporta per la manifattura un fortissimo incremento di costi per la fornitura di energia. Se in Italia nel 2019 il costo dell’energia era intorno agli 8 miliardi, oggi le stime ai prezzi attuali puntano a un balzo oltre i 50 miliardi. Le imprese devono affrontare anche difficoltà nel reperimento di materiali.

Le materie prime

Nel 2021 l’assoluta mancanza di materie prime è diventato il principale ostacolo alla produzione Questi problemi sono dovuti a blocchi della produzione legati a lockdown locali (soprattutto in Asia) alla crisi energetica in Cina, alle difficoltà nella logistica dovute all’applicazione di protocolli sanitari più stringenti, alla chiusura del canale di Suez e di diversi porti cinesi, alla congestione dei porti europei e americani, alla carenza di navi e container, e poi il conflitto in Ucraina ha peggiorato la situazione in Europa, sul fronte della logistica trasporti e della disponibilità di alcune specifiche commodity, esempio il grano. Se queste considerazioni sono valide per il territorio nazionale, per la Sicilia la crisi è amplificata dalla mancanza di collegamenti infrastrutturali idonei.

Nel video una dichiarazione del vicepresidente di Confindustria Sicilia Antonello Biriaco.

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