Il campo largo a cui lavora il Pd siciliano è un po' meno largo di quanto ipotizzato alla vigilia. E così davanti alla direzione regionale del partito il segretario Anthony Barbagallo conferma il patto con i grillini e poi invita i compagni «a salire un altro gradino».
Ma quando arriva il momento di tratteggiare il confine della coalizione per le Amministrative di primavera e le Regionali d’autunno ecco che il perimetro si restringe: «Il modello Draghi è irripetibile in Sicilia». E se questo è facilmente traducibile con un no alla Lega la sorpresa arriva quando nei confronti di Forza Italia la chiusura è più esplicita: «Un accordo con loro non è all’ordine del giorno». E così il Pd compie un passo che permette di tratteggiare almeno le coalizioni che vanno verso la sfida elettorale. Le parole di Barbagallo tradiscono la rottura del dialogo con Forza Italia.
Il che non vuole dire che l'unica alleanza possibile sia quella con i Cinquestelle, la porta ai renziani sembra aperta. «Il perimetro per Palermo lo decideranno gli organismi, la direzione regionale», dice Barbagallo, rispondendo a distanza al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che aveva bocciato l'ipotesi di una apertura del perimetro di alleanze a Italia Viva in vista delle prossime amministrative nel capoluogo siciliano. «È chiaro che nella possibilità di allargamento - ha proseguito - occorre fare un ragionamento con tutte le forze che oggi compongono la coalizione. È stato un percorso lungo quello che ha visto anche a Palermo il Pd e il M5S insieme, eventuali allargamenti andranno condivisi con la coalizione costruita sino ad adesso». Sulle primarie Barbagallo ha sottolineato: «Abbiamo sempre ribadito che il Pd è la casa delle primarie, che vanno condivise con tutta la coalizione. Bisogna chiederlo anche alle altre forze autorevolissime della coalizione che in questo momento non hanno mai dato un assenso formale per le primarie a Palermo». Sul ritardo nell’individuare una figura che sia candidata a sindaco di Palermo Barbagalo spiega: «Rispetto ad altri anni le candidature stanno maturando dopo, non per una moda di questi tempi ma perché le campagne elettorali oggi si fanno molto sui social. Sono diventate più incisive e più veloci. Non è un caso che nessuno dei grandi comuni al voto ha definito una candidatura in modo netto sia da parte del centrodestra che del centrosinistra. Poi anche il Covid ha rallentato le riunioni in presenza. Il fatto che l’assessorato non ha fissato ancora la data delle elezioni certamente incide». Infine, il tema delle donne. Sulla società civile che si fa avanti con alcune giovani donne disponibili a mettersi davanti alla prova elettorale, Barbagallo afferma: «La società civile può avere proposte di assoluto valore ma è chiaro l’attenzione del Pd è stata sempre forte nei confronti delle associazioni, della società civile, delle periferie. Speriamo di riuscire a trovare un candidato o una candidata a sindaco in un paio di settimane. E poi se il M5S batte un colpo le primarie sono sempre all’ordine del giorno».
Orlando però insiste per le primarie. «Ritengo fondamentale - dice il sindaco di Palermo - celebrare le primarie per creare una spinta alla partecipazione. Le primarie animano la campagna elettorale, consentono alla società civile di avere un punto di riferimento. Per dare una spinta alla partecipazione continuo a sostenere quanto sia importante celebrare le primarie che danno un’animazione in più alla campagna elettorale, consentono alla società civile di avere un luogo di riferimento. Mi chiedo se rispetto alle primarie ci siamo dei veti. Sono contrario ai veti, ma sono favorevole alle posizioni argomentate». E a proposito di alleanze, Orlando aggiunge: «Non mi appassiona né il campo largo né il campo stretto. È evidente che un campo largo immotivato e incoerente fa molto più danno di un campo stretto motivato e coerente. Lo dice uno che ha fatto e vinto le elezioni con un solo partito e con un’alleanza molto più ampia come nel 2017».
La direzione regionale del Pd ha approvato all’unanimità la relazione del segretario Anthony Barbagallo, che non ha fatto mancare i suoi attacchi al governo Musumeci. «È un governo senza etica, che ha fallito, che non ha raggiunto nessun obiettivo per la Sicilia. Ma Musumeci - dice il segretario del Pd siciliano - va avanti: testa sotto la sabbia e si ricandida». Secondo Barbagallo «preoccupano i conti della Regione: con un governo che per il quinto anno non è stato in grado di presentare una finanziaria in tempo utile e per il quinto anno è in esercizio provvisorio, con la bocciatura della parifica del bilancio 2019 in Cassazione (e ora a giudizio dinanzi alla Corte Costituzionale). Nessuna riforma degna di questo nome è ascrivibile a questo governo. E in questo contesto - fatto di impreparazione, approssimazione e scarsa competenza - i Comuni siciliani sono stati lasciati soli, abbandonati, in prima linea a fronteggiare le emergenze, anche finanziarie».
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