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Emergenza incendi, Crocetta: "I piromani sono come l'Isis"

PALERMO. «C'è un attacco politico-mafioso  dietro questi incendi. È un preciso disegno affaristico e  criminale della mafia ma anche un attacco a un governo che la  combatte». Non usa giri di parole il governatore siciliano  Rosario Crocetta dopo l'inferno di fuoco che due giorni fa ha  devastato mezza Sicilia. Crocetta ha deciso di chiedere lo stato  di calamità. In 48 ore sono andati in fumo 5.626 ettari di  macchia mediterranea e boschi con 800 focolai, divampati  contemporaneamente, complice lo scirocco e le temperature record  che hanno raggiunto 46 gradi.

«Sono dati drammatici di una Sicilia sottoposta da anni al  massacro del suo territorio», spiega Crocetta, che nel  pomeriggio si è recato a Cefalù (una delle aree più colpite) per  incontrare il sindaco e esprimere solidarietà ai cittadini.   Crocetta accosta i piromani ai tagliagole dell'Isis, annuncia  misure speciali: un provvedimento amministrativo vieterà i  pascoli per 5 anni nelle aree incendiate, e in settimana la  giunta approverà un ddl che eleva a 20 anni il divieto di  edificabilità nelle aree boschive colpite dai roghi. Droni,  elicotteri, autobotti e apparecchiature per 150 milioni di euro  saranno acquistati dalla Regione e 30 milioni serviranno per il  rimboschimento.

«Quest'anno il piano antincendio in Sicilia è partito il 15  giugno, come prevede la legge - spiega il governatore -. Non ci  sono stati ritardi. 7.500 uomini, 1000 volontari della  Protezione civile e 6.500 forestali sono stati utilizzati per i  spegnere i roghi». Per Crocetta «serve una nuova frontiera  antimafia, una nuova riscossa morale». E per questo lancia un  appello: «Cittadini, sindacati, lavoratori collaborino con  l'amministrazione, le forze dell'ordine e la magistratura per  identificare i criminali». Appello che rivolge anche ai 24 mila  forestali della Regione, invitandoli a collaborare «perchè  additare l'intero corpo è sbagliato».

Crocetta, che nei mesi scorsi ha licenziato 180 forestali  condannati in via definitiva - alcuni per reati gravi- non  esclude ritorsioni: «È possibile ma l'elenco è facile da  controllare, prima di emettere i provvedimenti l'ho inviato alla  Dda di Palermo. Se ci sono responsabilità si può indagare su  questi nomi».     Dei 5.626 ettari bruciati, i danni più ingenti si contano  nella provincia di Palermo, dove sono andati in fumo 3 mila  ettari (2.100 non boscati); 1.200 nel Messinese e in provincia  di Agrigento 870.

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