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"Servo per due", Pierfrancesco Favino si dà al musical

Superata la boa dei quarant'anni,
immerso in una bella carriera, fra gli spettacoli di Luca
Ronconi e il meglio del cinema italiano di oggi, Pierfrancesco
Favino ha sentito un'irresistibile voglia di musical in
palcoscenico. Ed ha avuto la tenacia di montare insieme al
produttore Marco Balsamo un ambizioso progetto artistico che
coinvolge ora due cast di quindici persone in scena (due gruppi
di attori che si alterneranno nel tempo), tutti con spiccate
qualità canore; e in più un gruppetto di musicisti (il
"Quartetto del Ripostiglio") versati nella parodia musicale. Il
tutto per il musical "Servo per due", che fa un esaurito dopo
l'altro in questi giorni all'Ambra Jovinelli di Roma fino al 6
gennaio.
Lo spettacolo, godibilissimo quanto a parodie, gag e numeri
musicali, è un adattamento molto itanializzato di "Servo per
due", una commedia pluripremiata dell'inglese Richard Bean
(classe 1956), che da tre anni si replica a Londra. Commedia
sulla quale noi italiani abbiamo un buon diritto di
rappresentazione perchè si tratta di un adattamento modernizzato
di "Arlecchino servitore di due padroni" un classico di Carlo
Goldoni, che per lo spettatore italiano è qualcosa di
leggendario. Si tratta infatti dell'Arlecchino che Giorgio
Strehler mise in scena per la prima volta nel 1947, durante la
prima annata del Piccolo Teatro di Milano, e che da allora è
stata replicata infinite volte in tutto il mondo, ogni stagione,
affidata nel tempo a due straordinari Arlecchini: Marcello
Moretti (dal 1947 al 1960) e Ferruccio Soleri (dal 1960 ad
oggi); uno spettacolo bandiera per il Piccolo e i suoi attori,
per il teatro italiano e per la cultura del nostro paese. Strehler e i suoi Arlecchini riscoprirono con il loro lavoro
la tecnica e la poesia della commedia dell'Arte, che si era
andata perduta nel tempo. Pierfrancesco Favino (che firma anche
la regia insieme a Paolo Sassanelli) punta invece al mix
classico del musical: trasportando l'azione in un imprecisata
Rimini anni Trenta, con belle canzoni d'epoca (soprattutto di
Rabagliati) e balletti; citazioni umoristiche (c'è pure Wanda
Osiris) e immagini simbolo come il lento passaggio del
transatlantico Rex, quello che Fellini filmò in "Amarcord", e
ancora dialoghi a ruota libera, che girano attorno alla figura
di Pippo (moderno Arlecchino) che si fa in due per soddisfare
due padroni e mangiare due volte.
Il tutto per un spettacolo pieno di sorprese, fra le quali un
coinvolgimento diretto del pubblico, che a Favino, in virtù
della sua popolarità e simpatia, riesce molto bene. Fra tanti
interpreti, citarne alcuni è un torto per gli altri, Ma
ugualmente spiccano, oltre al protagonista, Ugo Dighero, per una
volta lontano dalle sue molte fiction, e Anna Ferzetti che con
due compagne rievoca il Trio Lescano.

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