Da cinque giorni Gianluca Manenti, presidente Confcommercio Sicilia, non tocca cibo. Uno sciopero non violento, ma d’impatto, come lo definisce lo stesso presidente, per puntare i riflettori sull’intera categoria dei commercianti, allo stremo da mesi.
“Vogliamo una data certa sulle riaperture, fuori le attività dalle politiche dei colori, non vogliamo più il coprifuoco, che riteniamo anticostituzionale”. Queste alcune delle motivazioni che muovono la protesta, diventate vere e proprie richieste avanzate in Commissione alle attività produttive dell’Ars e indirizzate al Governo regionale. “Abbiamo inoltre chiesto notizia dei 250 milioni di euro, fondi extra finanziaria - continua Manenti - previsti come ristoro per le attività produttive. Vogliamo che si velocizzino le procedure”.
Manenti è stato ascoltato questa mattina in Commissione: "Non riusciamo ad essere ottimisti. Moltissime aziende, oltre 40 mila, rischiano la chiusura in Sicilia. Si stima la perdita di almeno 30 miliardi di fatturato e di circa 30 mila unità lavorative. Se non si interviene immediatamente, sarà una catastrofe senza precedenti".
Le domande sono state accolte da Orazio Ragusa, che presiedeva la seduta della commissione, e dall’assessore regionale alle attività produttive Domenico Turano. Dopo una consulta con il presidente Musumeci, si è dunque stabilito un tavolo permanente che a partire da mercoledì prossimo lavorerà per velocizzare le procedure.
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