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"Spaccapietre", l'inferno del caporalato nel film con Salvatore Esposito

Un argomento di cui si parla davvero troppo poco e che riguarda tutta Italia, dal nord al sud, ovvero i campi di sfruttati, di braccianti stagionali che hanno, tra l'altro, una componente italiana non da poco". Persone che vivono per pochi euro in bidonville, tra freddo e spazzatura, e sono oggetto di ricatti e violenze di ogni genere. 'Spaccapietre' dei registi torinesi Gianluca e Massimiliano De Serio racconta proprio questa realtà con efficacia e non mancando di mostrare anche, con grande coraggio, una credibile e feroce violenza.

Il film, passato alle Giornate degli Autori del Festival di Venezia, racconta appunto la storia di un italiano: Giuseppe (Salvatore Esposito). Quando Angela, moglie adorata dell'uomo, muore per un malore nei campi, Giuseppe insieme al figlio Antò (Samuele Carrino), che sogna di fare l'archeologo, prende il suo posto e va a vivere in una tendopoli insieme ad altri braccianti stagionali. L'uomo, a cui non mancano certo la forza e il carattere per stare vicino al figlio in una situazione così difficile, ha poi fatto un promessa ad Antò, quella di restituirgli la madre ad ogni costo. Ma la realtà, come sempre, si rivelerà alla fine più difficile di quanto si potesse immaginare.

"In Spaccapietre arte e biografia personale si intrecciano inseparabilmente - dicono i registi -. La vicenda al centro del film prende spunto da un fatto di cronaca di qualche estate fa, la morte sul lavoro della bracciante pugliese Paola Clemente, e dall'assurda coincidenza con la morte di nostra nonna paterna, deceduta lavorando negli stessi campi nel 1958. E, come il padre di Giuseppe nel film, anche nostro nonno paterno, prima di partire per Torino negli anni '60, faceva lo 'spaccapietre'". Il film, continuano i due cineasti, "è innanzitutto il tentativo di riappropriarci di un'anima, quella di nostra nonna mai conosciuta, attraverso la storia e il corpo di un'altra donna. Ma è anche un film d'amore paterno in cui affiorano puri i temi della morte, della violenza, della paura, dell'amore, della vendetta".

Ancora i fratelli De Serio, sulla poca informazione sul tema: "E' vero - sottolineano - c'è una sorta di rimosso, un senso di colpa quasi per non sentire responsabilità per quella frutta e verdura che mettiamo ogni giorno a tavola". Dice infine Esposito: "In fondo anche con soggetti come 'Gomorra' e 'Veleno' c'è stato un rimosso, un non voler vedere. La cosiddetta 'terra dei fuochi' c'è in tutta Italia, ma raccontare il male non piace mai a nessuno, mentre io credo vada raccontato". Nel cast del film anche Licia Lanera, Antonella Carone, Giuseppe Loconsole e Vito Signorile.

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