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Steve Jobs di Danny Boyle: arriva in Italia la storia "dell'uomo che ci ha cambiato la vita"

ROMA. Un film fatto «nonostante molti no» (della famiglia) ma la storia di Steve Jobs «ossia dell'uomo che ci ha cambiato la vita, andava raccontata». Arriva solo ora in sala in Italia (in America è uscito ad ottobre), il 21 gennaio da Universal, il film di Danny Boyle sul fondatore della Apple.

«Steve Jobs» che è un intenso ritratto dell'uomo geniale al di là del mito, con molte ombre e altrettante luci, si è rivelato un mezzo flop al botteghino americano (17 milioni di dollari, essendone costato 30) e anche l'Academy lo ha in gran parte ignorato nelle nomination pur candidando gli attori: Michael Fassbender, straordinario protagonista e Kate Winslet nella parte di Joanna Hoffman, suo braccio destro.

Scritto dal premio Oscar Aaron Sorkin, basandosi sulla biografia di Walter Isaacson, che ha venduto milioni di copie, il film gira intorno ad un'idea cinematografica: raccontare il dietro le quinte, pochi minuti prima dell'evento, dei lanci dei tre prodotti che hanno fatto di Jobs un mito partendo con il Macintosh del 1984 e finendo con l'iMac del '98.

«La cosa che mi ha affascinato di più mano mano che entravo in questa storia - ha detto Boyle - è stato rintracciare il dolore di Steve Jobs. Nell'84 ha già più di 400 milioni di dollari e non riesce a superare di essere stato abbandonato dai genitori biologici, un dolore che lo ha formato e che si porterà dentro tutta la vita, ecco perchè è diventato un maniaco del controllo, ecco perchè ha creato prodotti end-to-end, una filosofia che lo rappresenta persino nel rapporto con la figlia. Mettiamo in fila i fatti della sua vita e scopriamo con questo film che alla fine quello che ha messo in questi prodotti è l'amore, perchè lui da lì cercava l'approvazione, gesti che per lui significano prodotti, per essere amato. E noi siamo totalmente connessi a questi prodotti, affidiamo segreti che mai scriveremmo sui diari, abbiamo accettato l'idea di questo amore».

Michael Fassbender, nomination all'Oscar, ha costruito maniacalmente la parte.

«Il film parla di un personaggio straordinario, è un mix di bene e male, ho cercato di raccogliere ogni possibile informazione su di lui prima di interpretarlo», ha detto. «Ogni giorno, tre quattro volte al giorno, Michael - ha raccontato Boyle - leggeva la sceneggiatura ad alta voce e anche di notte durante le riprese continuava a immergersi, finchè Jobs non gli è entrato nella mente e persino nella pelle. Sul set ogni attore ha in genere i fogli del copione che ripassa ebbene durante le riprese non ho mai visto un pezzo di carta tra le sue mani e non ha mai perso una battuta anzi sapeva anche quelle degli altri e li aiutava se c'era bisogno».

Per Fassbender non è stato facile interpretare un film osteggiato - la vedova Powell Jobs avrebbe addirittura cercato di bloccarne la distribuzione - «ho avuto problemi a dire sì quando mi è stata offerta la parte, mi auguro però che ora non si sentano offesi, perchè questo non era proprio il mio intento».

Kate Winslet per il ruolo di Joanna Hoffman ha appena vinto il Golden Globe ed è candidata all'Oscar: «E' stata una delle esperienze creative più gratificanti che mi siano mai capitate». L'attrice di Titanic voleva a tutti i costi interpretare l'unica donna che Jobs ascoltasse: «quel ruolo non mi è arrivato da chissà dove, sono andata a prendermelo».

Tra le curiosità: alcune scene girate proprio nel garage originale in California dove Jobs e Steve Wozniak (Seth Rogen) crearono quello che poi è diventato il colosso mondiale della tecnologia.

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