CANNES. Non ancora 45 anni (li compie il 31 maggio), 6 film, un Oscar per La grande bellezza appena 2 anni fa. Curioso che la nuova opera, la settima, Youth, attesissima al festival di Cannes oggi in concorso - applaudita pur con qualche dissenso alla prima proiezione mattutina per la stampa - abbia per tema la giovinezza e la vecchiaia. «Sembra un film di una persona anziana? Mi fa piacere, vorrà dire che in futuro recupererò facendo film 'da giovanè. Per me - dice Paolo Sorrentino - il tempo è l'unico soggetto possibile, come trascorrere il tempo, quanto ne rimane, quanto è passato. Tutto ruota intorno al tempo».
Accanto a lui, il magnifico cast del film Michael Caine, Harvey Keitel, Jane Fonda, Rachel Weisz, Paul Dano. Sorrentino racconta la genesi del film e la dedica finale a Francesco Rosi: «E' uno dei più grandi registi, un punto di riferimento per me, per noi italiani e tanti stranieri, Scorsese lo cita
continuamente. In questo film ho un doppio debito perchè la genesi dell'idea me l'ha data un incontro a casa sua quando con un'altra persona ricordavano di una ragazza con cui da giovani erano stati fidanzati entrambi. Da lì è partito tutto».
Nel film, quasi tutto ambientato in un grande antico albergo di montagna dove ci si rimette in forma - è il Berghotel Schatalp a Davos dove Thomas Mann scrisse La Montagna Incantata («ma è un caso, non c'è nessuna relazione nè ci potrebbe essere») - Michael Caine, un anziano celebre compositore e direttore d'orchestra è in vacanza con l'amico sceneggiatore affermato Harvey Keitel, impegnato a scrivere un film-testamento. Caine è apatico, Keitel depresso: vedono sfilare la bellezza giovane di Miss Universo (Madalina Ghenea) e sono basiti. I loro discorsi, quando non parlano di prostata, sono rivolti al passato: Caine non vuole accettare l'invito della Regina di suonare una celebre composizione che lui ha scritto per la moglie cantante all'epoca del loro innamoramento, Keitel sogna il nuovo film interpretato da un'attrice feticcio settantenne (Jane Fonda) che ritiene la più sexy di tutti ma che gli darà un amaro benservito.
«Penso che sia un film ottimista - dice Sorrentino - forse fatto per esorcizzare certe paure che io e credo tutti abbiamo. Il passare del tempo mi appassiona perchè il futuro è una grande occasione di libertà e la libertà è un sentimento naturale dell'essere giovane. Se si può - spiega Sorrentino - avere uno sguardo sul futuro si può avere motivo per essere giovani».
Secondo alcuni il film è maschile, «non penso lo sia, ruota intorno a qualcosa che non c'è, la moglie di Michael, dunque non credo». Il titolo, Youth, aggiunge Sorrentino, sintetizza il racconto dentro il film «il nostro rapporto con il futuro e con l'essere giovani anche quando non si è più». Il regista
che ha scritto da solo il film, spiega che anche la figura centrale del direttore d'orchestra (poi alla fine cederà all'invito della Regina e guarderà al futuro) può ricordare quella di un regista, ma il motivo per cui ha scelto di farne il protagonista del suo film post Oscar è un altro: «Il direttore
d'orchestra è una figura misteriosa. Quel movimento delle mani non l'ho mai capito, se è un qualcosa di decorativo o serve davvero e non lo voglio sapere, mi piace crogiolarmi nel dubbio». Eppure la musica ha una grandissima parte nel film (come negli altri di Sorrentino peraltro), «musica e cinema sono le sette forme di bellezza che non scompariranno mai e che sempre si rinnovano».
Prodotto da Indigo Film in collaborazione con Medusa e coprodotto con Francia, Svizzera e Gran Bretagna, è già stato venduto in 75 paesi e proprio oggi comincia il suo viaggio nelle sale (500 copie). Difficile prevederne l'esito al botteghino ma Youth, ambizioso come il suo regista e profondo, potrà trovare la sua strada. Intanto Sorrentino, come racconta nel suo film, pensa al futuro: il grande impegno televisivo internazionale per Sky, Hbo, Canal+, otto puntate, di The Young Pope con Jude Law protagonista le cui riprese sono previste quest'estate.
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