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Molestie sul lavoro in Sicilia: ancora poche denunce, la legge approda in Senato

Non solo reddito di cittadinanza. Molti lavoratori sono ancora “ostaggio” di professioni mal pagate. Una giungla. La denuncia arriva dalla sindacalista Mimma Calabrò che solleva una questione decisamente delicata. “Molti lavoratori non capiscono che una buona soluzione a questo problema può essere quella di rivolgersi al sindacato – dice la Calabrò della Fisascat Cisl di Palermo - ho conosciuto tanti lavoratori che volevano sapere come migliorare la loro situazione lavorativa, abbiamo spiegato quali erano i loro diritti ma poi, per paura, non vanno avanti e decidono di soccombere".

E aggiunge: "Abbiamo spiegato loro che questi lavori erano un'umiliazione per la loro dignità ma poi decidono di non proseguire con le azioni legali. Hanno paura di perdere il lavoro, seppur guadagnino poco. Molte persone lavorano anche 13 ore al giorno".
C'è una storia emblematica. “Quello che più mi ha colpito è stato quello di una ragazza che aveva divorziato dal marito e aveva avuto una bambina, questa donna doveva subire le attenzioni del suo capo per poter lavorare. Ma non ha voluto fare nomi. Abbiamo offerto la nostra assistenza ma lei aveva paura di questa situazione e non ha mai denunciato, anche perché i pochi soldi che guadagnava servivano per comprare il latte a sua figlia”.

«Il ddl per il contrasto delle molestie nei luoghi di lavoro sarà discusso dall’Aula del Senato giovedì 25 novembre, nel pomeriggio, ove l’esame sia stato concluso dalle commissioni Giustizia e Lavoro». A riferirlo oggi all’Assemblea di palazzo Madama è stato il presidente del Senato, Elisabetta Casellati. La mattina l’Aula sarà impegnata con una iniziativa celebrativa della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Sul ddl molestie si sta lavorando a una proposta di testo unificato, ma ancora non c'è accordo. A frenare sulla stretta, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari, sono FdI e Lega. «Bisogna capire cosa vuol dire molestia, occorre lavorare ad un accordo condiviso», spiega una fonte di Fratelli d’Italia. A spingere per accelerare sono invece M5s e Pd. In ogni caso tutte le forze politiche ritengono sia necessario un intervento ma ci sono ancora differenze sulle posizioni da portare avanti. Sono diversi i testi presentati, tra cui quello a prima firma della dem Valeria Fedeli, ma si sta lavorando a un testo unificato sulle «disposizioni per la tutela della dignità e della libertà della persona contro le molestie e le molestie sessuali, con particolare riferimento ai luoghi di lavoro». L’obiettivo è delegare al governo «il contrasto delle molestie sul lavoro e per il riordino degli organismi e dei comitati di parità e pari opportunità».

La proposta punta ad inserire all’articolo 609-ter.1 del codice penale in materia di molestie sessuali una fattispecie ad hoc di reato: «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, con minacce, atti o comportamenti indesiderati, anche se verificatisi in un’unica occasione, o ripetuti a connotazione sessuale, in forma verbale o gestuale, reca a taluno molestie o disturbo violando la dignità della persona è punito con la pena della reclusione da 2 a 4 anni». La pena viene aumentata della metà «se dal fatto, commesso nell’ambito di un rapporto di educazione, istruzione o formazione ovvero nell’ambito di un rapporto di lavoro, di tirocinio o di apprendistato, anche di reclutamento o selezione, con abuso di autorità o di relazioni di ufficio, deriva un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo». Il delitto - si specifica - è punibile a querela della persona offesa. «La querela può essere proposta entro dodici mesi dal giorno della notizia del fatto che costituisce il reato ed è irrevocabile».

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