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Le donne nell'arte, da Gentileschi ad Hassani

ROMA - Nel mondo dell'arte le donne hanno sempre dovuto lottare contro discriminazioni e pregiudInserisci didascaliaizi sociali; contrariamente agli uomini non potevano apprendere ed esercitarsi con tecniche e mezzi adeguati. Eppure esistono artiste che, nonostante le difficoltà, hanno raggiunto la fama.
    E' soprattutto dalla metà del 900 che le donne hanno avuto la possibilità di esprimersi liberamente grazie all'emancipazione socialeInserisci didascalia, da quando possono affermare, come fece la pittrice americana Alice Neel, che "all'arte non interessa se sei una donna o un uomo. Una cosa che devi avere è il talento e devi lavorare come un matto". Ecco un viaggio nel mondo femminile dell'arte, dal '500 alla street art dei nostri giorni.
    Lavinia Fontana. Nata a Bologna nel 1552 la pittrice e scultrice accettò di sposarsi a condizione di poter continuare la carriera artistica; il marito, Giovan Paolo Zappi, divenne il suo assistente, affrontando i pregiudizi dell'epoca. Considerata una protofemminista anche per la libertà di affrontare soggetti all'epoca "scomodi", tra cui il nudo maschile e femminile, la pittrice acquistò presto fama come grande ritrattista, distinguendosi per l'accuratezza dei particolari. Famoso è il dipinto Minerva in atto di abbigliarsi, oggi esposto alla Galleria Borghese di Roma, in cui la dea vergine è sorpresa nuda nell'atto d'indossare il manto mentre guarda maliziosamente verso lo spettatore.
    Nata a Roma nel 1593 Artemisia Gentileschi è stata la prima artista ad affermarsi nel panorama artistico e a imporsi con le sue opere e la sua figura di donna impegnata e indipendente. Le sue opere di scuola caravaggesca sono caratterizzate da un rigore formale e da forti accenti drammatici. Solo negli anni '70 del secolo scorso Gentileschi è diventata un simbolo del femminismo internazionale, con associazioni e circoli a lei intitolate, per la notorietà del suo lavoro artistico e per le tante difficoltà incontrate nella sua vita, segnata anche da uno scandaloso processo per stupro.
    La talentuosa Elisabetta Sirani, nata a Bologna nel 1638 dove era attiva una prolifica officina di artiste donne, poté esprimersi grazie alla protezione del padre, primo assistente di Guido Reni. La sua tecnica, inconsueta per il tempo, tratteggiava i soggetti con schizzi veloci e li perfezionava con l'acquarello. Sprezzante dei pregiudizi, eseguì una parte delle proprie opere in pubblico e alla presenza dei suoi committenti.
    La sua prematura morte, a 27 anni, è ancora avvolta nel mistero: pare, infatti, che l'artista venne avvelenata e i sospetti caddero sul padre, invidioso del suo successo.
    Séraphine Louis. Nata in Francia nel 1864 e cresciuta in una famiglia povera, fece a lungo la cameriera. A 42 anni si avvicinò alla pittura, dipingendo tele con scene floreali; il suo talento fu notato dal collezionista presso cui lavorava, che acquistò i suoi dipinti, lanciandola nel mondo dell'arte. Per un periodo breve conobbe fama e benessere ma la sua fortuna finì con il dissesto finanziario del mecenate e con una crisi che la portò in manicomio. Lasciò opere espressioniste realizzate con colori e pigmenti, frutto di una formula da lei inventata, che mescolava cera liquida per pavimenti e acquerello.
    Tamara De Lempika. Bella e disinibita, la ritrattista nata a Varsavia nel 1898 si dedicò all'arte come risposta all'infelicità matrimoniale e alla crisi economica che toccò la sua famiglia. Con le sue pitture visive e sensuali divenne un'icona degli anni Venti; nell'opera più famosa, L'autoritratto nella Bugatti Verde, dipinto nel 1929, la pittrice si ritrae in caschetto e guanti di daino al volante di un'auto sportiva. La tela, che è diventata simbolo di un'epoca, esemplifica alla perfezione la personalità della pittrice, donna indipendente che riuscì ad affermarsi e a dirigere la propria vita.
    Frida Kahlo. Nata in Messico nel 1907 è tra le artiste più amate e conosciute al mondo, esempio di coraggio, talento e forza.
    Caratterizzano la sua arte il rapporto con la sofferenza fisica e psicologica e l'ossessione per il proprio corpo martoriato, malato sin da quando era piccola e poi ferito a causa di un terribile incidente avvenuto nel 1925. Attraverso la sua creatività, inoltre, l'artista ha sempre difeso il proprio popolo, facendo confluire nelle tele lo spirito e il folclore messicani. Dal suo stile artistico, molto vicino al surrealismo, emergono una personalità forte, unita a uno spirito indipendente e passionale, riluttante verso ogni convenzione sociale.
    Nata in Francia nel 1939 e vissuta in Italia, Gina Pane è stata la prima artista a imporsi nella body art, l'arte di dipingere sul corpo nudo. Negli anni '70 l'artista realizzò numerose performances, in cui ogni gesto è legato alla dimensione dolorosa del corpo: «vivere il proprio corpo - spiegò l'artista - vuol dire scoprire sia la propria debolezza, sia la tragica e impietosa schiavitù delle proprie manchevolezze, della propria usura e della propria precarietà».
    La fotografa statunitense Barbara Kruger, nata nel 1945 a Newark, è un'artista concettuale che attraverso le opere ci fa riflettere su temi politici e sociali. Tema molto sentito dalla Kruger è l'aborto: per appoggiare le donne americane che negli anni '80 manifestavano per la libertà riproduttiva creò opere piene di effetti, come Your body is a Battleground, dove il volto della donna senza corpo, suddiviso e oscurato da un testo, è arte e, allo stesso tempo, protesta.
    Marina Abramovi?, nata a Belgrado nel 1946 e naturalizzata statunitense, è un'artista avanguardista che esplora il contrasto tra i limiti del corpo e le possibilità infinite della mente. Fin dagli esordi ha scelto il proprio corpo come oggetto della sua arte, indagandone i limiti della resistenza fisica e psicologica. Famosa la sua performance al Moma di New York dove, seduta a un tavolino, si pone di fronte ai visitatori del museo: uno specchio umano delle emozioni altrui, culminato però nelle lacrime per l'incontro col suo primo amore.
    Nata in Iran da genitori fuggiti dalla guerra civile, Shamsia Hassani è la prima artista afghana a dedicarsi alla street art.
    Le sue opere, usate come mezzo di informazione e protesta, raffigurano momenti di vita quotidiana. A causa della sua attività artistica a favore delle donne afgane, i suoi murales vengono sempre cancellati dalle autorità, ma lei non si ferma perché, dice, "l'arte è più forte della guerra". 

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