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Jacopo Pontormo e i disegni mai visti

(di Luciano Fioramonti) (ANSA) - ROMA, 14 DIC - Lo scarabocchio su fondo rosso chiaro che fuori contesto farebbe pensare al segno di un maestro dell'arte astratta è invece vecchio di mezzo millennio. Jacopo Pontormo tracciò nel 1516 quello schizzo di figura sul suo taccuino, una sorta di banca dati sugli studi anatomici di corpi maschili al quale l'artista toscano attingeva per i suoi capolavori. Quel quaderno prezioso, custodito tra i tesori dell'Istituto Centrale per la Grafica e mai esposto, è ora a portata di mano del pubblico. Un'occasione unica per avvicinarsi al ''più fedele dei michelangioleschi'', come lo ha definito Mario Scalini, direttore dell'Istituito, spiegando che i 47 disegni in mostra costituiscono il patrimonio del pittore conservato a Roma dall'organismo museale che è il più grande deposito al mondo di stampe e matrici.
    Fino al 20 marzo prossimo, dunque, potrà essere apprezzato l'intero fondo di disegni di Jacopo Carucci (1494-1556) conosciuto come Pontormo, dalla frazione di Empoli in cui nacque. L' artista, che si misurò con i giganti dell'arte del suo tempo, da Raffaello ad Andrea del Sarto, da Bronzino a Vasari, compose il suo notebook per lo più a sanguigna sulle due facciate di ogni foglio, così delicati e fragili da non poter essere esposti 'a bandiera' per evitare stress a una carta tanto antica. Per questo motivo alcuni disegni sono stati riprodotti e incorniciati. Da tutte le opere, però, traspare la cura enorme per il dettaglio, l'attenzione dell'artista per la struttura muscolare e la composizione delle figure. "Di mano di Jacopo da Puntorme'', curata da Scalini con Alessandro Cecchi, direttore di Casa Buonarroti a Firenze, e Giorgio Marini, responsabile del Gabinetto Disegni e Stampe dell'Istituto, presenta nella sua completezza i 23 fogli del cosiddetto 'Taccuino Corsini', giunti sparsi e ricostruiti con un accurato lavoro filologico anche grazie ai segni delle cuciture tra un foglio e l'altro. Quei disegni, - ad eccezione di uno solo acquistato nel 1913 dallo Stato - appartenevano alla collezione Corsini di Firenze, furono portati a Roma nel Palazzo della Lungara quando venne acquistato dalla famiglia, e poi passarono all'Accademia dei Lincei per confluire infine nel patrimonio dell'Istituto Centrale per la Grafica. ''E' un taccuino che ha visto poca luce - osserva Scalini - ma è una macchina del tempo sul lavoro di uno dei massimi artisti del primo Rinascimento''. Per Cecchi ''è la riscoperta della prassi artistica, gli interessi di Pontormo, come l'opera prendeva forma, il perfezionamento dell'idea''.
    Giorgio Marini ha insistito sulla scelta di una mostra di collezione su quanto l'Istituto conserva di Pontormo. ''Ci fa intravedere l'artista che fissa le immagini di lavoro. E' una istantanea sull'artista all'opera''. Si tratta principalmente di studi per figure, di un repertorio di immagini, studi preparatori di cui servirsi all'occorrenza. Altri fogli sciolti di grande qualità sono riferibili a studi per composizioni mai realizzate, come il San Cristoforo, l'immagine guida della mostra, lo studio per la Lunetta con la Santa Cecilia o gli studi per il Ritratto di Piero de Medici. ''Questi capolavori, in parte inediti - rimarca Scalini - potranno essere ammirati e confrontati tra loro per un evento irripetibile nei prossimi dieci anni e forse oltre, ma che costituirà un momento di riflessione per tutti''. In occasione della mostra è stato siglato un accordo con la società privata Centrica, con cui già collaborano la Pinacoteca di Brera e la Galleria degli Uffizi, per rendere visibili in rete e ad altissima definizione, vale a dire nei minimi dettagli, tutti i pezzi di cui l'Istituto dispone e su cui la critica converge a proposito della autenticità. (ANSA).
   

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