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Riapre il Mac di Gibellina, l'arte che vinse il terremoto

PALERMO - Dopo una lunga chiusura, riapre al pubblico domani, con un allestimento completamente rinnovato, il Mac di Gibellina che, insieme a quelli della Fondazione Orestiadi, rappresenta il più rilevante museo di arte contemporanea della Sicilia. L'inaugurazione è prevista per questo pomeriggio. Vi parteciperanno fra gli altri, i presidenti della Regione Siciliana Nello Musumeci e dell'Assemblea regionale Gianfranco Miccichè, il vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero, il vicepresidente della Regione Gaetano Armao e gli assessori regionali Manlio Messina e Alberto Samonà. Nel corso della serata l'attore Alessandro Preziosi leggerà frammenti de "La notte di Gibellina" di Massimo Recalcati. È previsto anche un omaggio a Franco Battiato del suo storico tastierista e grande amico Angelo Privitera che eseguirà al pianoforte alcuni brani del cantautore, scomparso a Milo a metà maggio.

La vasta raccolta del Mac è importante sia per il valore delle opere sia per il loro significato. Ritrovare l'identità perduta attraverso i nuovi linguaggi dell'arte, tutti gli interventi d'arte di Gibellina nuova nascono dal sogno di Ludovico Corrao, il grande sindaco della cittadina, che volle fare di una piccola realtà agricola dell'entroterra siciliano un grande museo d'arte all'aperto. Dopo il terremoto del '68, Corrao si pose il problema di restituire un'immagine a una realtà sradicata e ricostruita frettolosamente e dispendiosamente in un altro luogo con piani urbanistici e progetti calati dall'alto, che avevano cancellato memorie e tradizioni dei suoi abitanti. Ad affiancarlo in questa utopistica impresa furono molti intellettuali, artisti e architetti di fama internazionale, primo fra tutti Pietro Consagra che con la sua Porta aprì la strada a quello che sarebbe divenuto un faro luminoso nella cupa realtà di quegli anni in Sicilia. Il progetto di Gibellina ebbe riconoscimenti importanti. Nel 1989, le sue Orestiadi, indimenticabili stagioni nel teatro sui ruderi della città vecchia, le opere d'arte, che ridisegnavano il territorio urbano, sbarcarono addirittura al Louvre con una conferenza di presentazione di Jack Lang e una mostra al Petit Palais di Parigi come punta di diamante fra i progetti europei di arte contemporanea nei piccoli centri.

Questo il clima nel quale si formò la collezione del Museo, dove esposero i più grandi artisti, soprattutto, italiani, di quel tempo dal gruppo di Forma 1 (Accardi, Consagra, Dorazio, Sanfilippo, Turcato, Perilli), a Schifano, Angeli, Festa, Scialoja, Paladino, Cucchi, Boero, Isgrò, Guttuso, Maria Lai e tanti altri. Quasi tutti sono presenti nella collezione del museo, ricca di oltre 400 opere. Per avere un'idea dell'importanza di Gibellina in quegli anni, basti ricordare che il grande Joseph Beuys vi tenne l'ultima mostra. Come gli altri, l'artista soggiornò a Gibellina e il resoconto di quei giorni fu affidato alla penna di un giovanissimo Fulvio Abbate. Poi il tempo, la politica, la mancanza di finanziamenti hanno reso più difficile quel sogno. Il Museo chiuse e le opere all'aperto si degradarono, perché il Comune non poteva sostenere da solo i costi del restauro. Perfino il bellissimo Cretto di Burri, che avvolge in un bianco sudario i ruderi di Gibellina vecchia, ha rischiato di perdersi per la mancanza di cura e di fondi. L'unica realtà, che in tutti questi anni ha continuato a operare fruttuosamente nel campo del teatro e delle arti visive, è la Fondazione Orestiadi, creata da Corrao e presieduta da Calogero Pumilia.

Il restauro del Cretto e il progetto per la sua valorizzazione dell'architetto Cucinella, la riapertura del Museo nel nuovo allestimento dell'Assessore alla cultura di Gibellina Tanino Bonifacio, sono un importante segnale di inversione di tendenza e dell'interesse reale della Regione. C'è bisogno, infatti, di interventi straordinari per preservare l'altrettanto straordinario progetto rappresentato da Gibellina.

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