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Restaurato 'Il Cardello', fu dimora del poeta Alfredo Oriani

RAVENNA - Torna a nuova vita 'Il Cardello', antico edificio che si trova sulle colline di Casola Valsenio (Ravenna) dove lo scrittore e poeta Alfredo Oriani trascorse gran parte della vita e scrisse le sue opere. La cerimonia inaugurale della casa-museo restaurata si svolgerà domani, sabato. "Un restauro importante per un edificio significativo per la comunità di Casola Valsenio e per tutto il territorio - commenta l'assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori - La Regione ha sostenuto con convinzione questo recupero, che consentirà nuove possibilità di fruizione e un importante presidio di memoria". Il progetto è stato finanziato dalla Regione con 220.500 euro, circa il 70% della spesa. Intervento di manutenzione straordinaria (54mila euro) anche per il parco e il bosco adiacenti al Cardello, valore aggiunto del complesso specie per la rilevanza dal punto di vista paesaggistico e naturale.
    Non è nota con esattezza l'epoca in cui fu costruito l'edificio, si sa che è stato la foresteria dell'Abbazia benedettina di Valsenio, la cui esistenza è documentata a partire dal 1126. Il Cardello è menzionato per la prima volta in un documento del 1419. Dopo alterne vicende fu acquistato nel 1855 da Luigi Oriani, padre di Alfredo. La famiglia Oriani vi si trasferì stabilmente nel 1866 e ne fu proprietaria fino al 1978, quando Luigia Pifferi Oriani, vedova di Ugo, unico figlio di Alfredo, con testamento pubblico lo lasciò in eredità all'Ente 'Casa di Oriani' assieme ai terreni circostanti. L'attuale assetto dell'edificio risale al restauro del 1926, che si ispirò al gusto neo-romanico in voga nei primi anni del regime fascista e non curò la salvaguardia dell'architettura originaria.
    L'interno è invece un raro esempio di abitazione signorile romagnola dell'Otto-Novecento; due locali non toccati dal restauro del 1926 sono la camera da letto di Oriani, con il letto in cui morì il 18 ottobre 1909, e lo studio con i circa 600 libri della sua biblioteca privata. (ANSA).
   

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