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Scoperte a Faida, sulle tracce dell'Impero Assiro

La roccia che dal passato accende i riflettori sull'impero assiro, fornendo nuove informazioni sulle nostre comuni radici; la meraviglia di maestosi, rarissimi e imponenti rilievi che raffigurano la processione del sovrano in preghiera al fianco di una serie di divinità d'Assiria; una campagna di scavi lunga 7 anni in un sito minacciato da fondamentalismo religioso, vandalismo e modernità, che diventa strumento di cooperazione internazionale e diplomazia culturale.
    Sono davvero sorprendenti le scoperte portate alla luce dalla missione archeologica dell'Università di Udine e della Direzione delle Antichità di Duhok, condotta a partire dal 2012 nel sito di Faida, nel Kurdistan iracheno settentrionale. Guidato dal professor Daniele Morandi Bonacossi e dal dottor Hasan Ahmed Qasim, il progetto italo-curdo (intitolato Land of Nineveh Archaeological Project), è stato finanziato in 7 anni con quasi 1.5 milioni di euro da una cordata di istituzioni e privati (Governo Regionale del Kurdistan-Iraq, Ministero degli Esteri, Regione Friuli Venezia Giulia, MIUR, Fondazione Friuli, ArcheoCrowd, Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) e non solo ha permesso di approfondire la conoscenza di una terra, la Mesopotamia del Nord, rimasta per tanti anni inesplorata (a causa dell'instabilità politica) ma di compiere una vera e propria missione di salvataggio di importantissimi rilievi rupestri risalenti all'VII secolo a.C., 10 in totale per ora (il numero però è destinato a crescere). La storia di questi antichi reperti, ritrovati lungo il canale di irrigazione di Faida, inizia già nel 1972, quando un archeologo inglese del British Museum, Julian Reade, individuò nella zona 3 bassorilievi ma non riuscì a portarli alla luce. Dopo 40 anni, gli archeologi italiani hanno individuato altri 6 bassorilievi, che finalmente oggi sono riemersi dopo una assidua attività sul campo. (ANSA).
   

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