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Mense scolastiche, le più virtuose a Fano, Cremona e Parma

Si trovano a Fano, Cremona e Parma le mense scolastiche più virtuose, seguite da Jesi, giunta seconda nella classifica delle migliori e ufficializzata con la presentazione oggi a Roma, presso la Camera dei Deputati, del 6° Rating dei menu scolastici di Foodinsider, realizzato in collaborazione con Slow Food Italia. Lo studio, supportato nel complesso da un'indagine dall'Osservatorio sulle mense scolastiche Foodinsider, ha avuto lo scopo di promuovere e rendere visibili quei modelli di mensa che non hanno l'obiettivo di saziare, ma di nutrire, educare, creare sviluppo economico e sociale nel rispetto dell'ambiente. Con la classifica diffusa emerge che Bologna entra nella top ten ma scende Macerata che ha iniziato a chiudere alcune ( "in via sperimentale") cucine interne alle scuole, "suscitando- segnalano i ricercatori- grande disappunto dei genitori", mentre Siracusa, sale di 12 posizioni riscattandosi dalla maglia nera dello scorso anno. Tra le note non positive dell'indagine emerge che "sono sempre di più i menu che offrono cibi processati e ultraprocessati, passando dalla percentuale del 75,5% dello scorso anno all'81,5% di quest'anno. "Un dato- viene spiegato con l'indagine- che va di pari passo con l'aumento della frequenza di carni rosse con Terni che detiene il record di 10 proposte su 20 giorni di mensa". Gli analisti sottolineano inoltre che "le mense diventano sempre più una collezione di piatti veloci che hanno l'obiettivo di saziare, come pasta in bianco, pizza, bastoncini, hamburger, crocchette, formaggio spalmabile yogurt e budino e rappresentano sempre meno la vera mensa scolastica che ha insito l'onere di educare, oltre che nutrire". Poche infine le mense che di fronte "ad una dilagante povertà alimentare", che colpisce più di un bambino su 10, ha utilizzato il servizio di ristorazione scolastica per far fronte in maniera strutturale alla fragilità delle famiglie.

Con il Covid scende il livello della qualità
Fa un passo indietro il livello di qualità delle mense scolastiche rispetto al periodo antecedente il Covid-19. Nel periodo pandemico aumenta infatti l'utilizzo della plastica, si abbassa la grammatura e il livello qualitativo del cibo proposto, aumenta lo scarto alimentare, viene ridotto il personale addetto al servizio. E' quanto emerge con il quadro di sintesi e i risultati del 6° Rating dei menu scolastici dell'Osservatorio delle mense scolastistiche Foodinsider, realizzato in collaborazione con Slow Food Italia. L'indagine, condotta allo scopo di promuovere e rendere visibili quei modelli di mensa che non hanno l'obiettivo di saziare, ma di nutrire, educare, creare sviluppo economico e sociale nel rispetto dell'ambiente, mette in luce in particolare che "i genitori non hanno potuto vedere e controllare la gestione delle mense, "perché l'alibi del Covid li ha tenuti fuori dalle ispezioni. Solo il 7,9%- viene precisato- del panel di genitori ha dichiarato di aver potuto fare ispezioni con regolarità, il 17% solo poche ispezioni, e il 75,1% non è stato autorizzato ad entrare a scuola per adempiere all'attività ispettiva". " Purtroppo- conferma Francesca Rocchi di Slow Food Italia nel commentare lo stato delle cose- il livello più basso della qualità nel periodo Covid è dovuto ad una applicazione arbitraria delle regole disposte dal Comitato tecnico scientifico che ha comportato una bassa qualità del cibo proposto, un maggior utilizzo della plastica e un ridimensionamento del personale e un incremento dello scarto di cibo". L' indagine condotta ha premiato le città di Parma, Cremona e Fano per la buona gestione qualitativa. 

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