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Ambasciatori del gusto, non va condannata a morte la ristorazione

ROMA - Gli Ambasciatori del Gusto prendono le distanze dalla protesta #ioapro indetta domani dai ristoratori di varie parti d'Italia. E lo fanno con una lunga lettera indirizzata alle Istituzioni in cui chiedono "una riapertura in sicurezza, regolamentata e controllata, che spazzi via una volta per tutte l'idea del ristorante come untore" e "se invece un'alternativa siete certi che non ci sia, la chiusura deve essere secca".

L'associazione presieduta dalla chef stellata Cristina Bowerman, senza mezzi termini, dice: "Basta con i giorni alterni e con i provvedimenti a singhiozzo. Basta con le promesse non mantenute". "Alla chiusura certa devono seguire ristori certi, adeguati e immediati, per ripartire, per poter continuare ad imprendere, non solo per tamponare".

Nella lettera sottoscritta da tanti nomi noti del settore, tra i quali Antonino Cannavacciuolo, Carlo Cracco, Fratelli Cerea e Davide Oldani, si ribadisce "l'urgenza di una Visione di medio e lungo termine a cui fare riferimento e di un interlocutore istituzionale con cui dialogare in modo costruttivo e lungimirante", perché i temi da affrontare sono tanti: "dalla sicurezza alla fiscalità, ivi compresa la definizione di codici Ateco più adeguati a rappresentare le varie categorie di esercenti".

E in fondo alla lettera una domanda: "è giusto condannare a morte la Ristorazione Italiana? È corretto farle espiare tutte le colpe di questa terribile "guerra"? O c'è qualcosa che ancora si può fare per cambiare le sorti di un settore che da sempre traina il Sistema Italia in termini di valore economico, ma anche per identità, cultura e stile di vita?"

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