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Pesche italiane alla ribalta, poche e di qualità

ROMA - Poche pesche e nettarine quest'anno, ma di ottima qualità, con consumi stabili e prezzi all'origine in aumento. E' il quadro tracciato da Ismea nel report Tendenze che, dopo anni di crisi, registra i primi segnali di mercato positivi. Pesche, nettarine e percoche, infatti, svolgono un ruolo di primo piano tra la frutta consumata in Italia, rappresentando il 12% degli acquisti annui di frutta fresca degli italiani, in terza posizione alle spalle di mele e banane che beneficiano però di un'offerta ininterrotta nel corso dell'anno.

Quest'anno, il livello particolarmente basso dell'offerta (-28% in Italia e -17% in Europa) sta condizionando la campagna, tanto che per ritrovare un raccolto così scarso è necessario tornare indietro di 25 anni e anche in Europa l'offerta è ai minimi storici. A livello di singole specie, la perdita di produzione rispetto al 2019 interessa nettarine (-286 mila tonnellate, -42%), pesche (-132 mila tonnellate, -24%) e percoche (-50 mila tonnellate, -44%). Ad incidere su quella che sarà ricordata come una delle campagne produttive più scarse di sempre, secondo Ismea, sono la riduzione delle superfici e l'andamento climatico sfavorevole a causa di un inverno mite e seguito da gelate tardive di marzo e aprile. Le difficoltà del comparto però, evidenzia Ismea, risiedono in gran parte nella struttura frammentata e nella concorrenza con il prodotto europeo, in modo particolare con quello spagnolo, un paese che può far leva sulla precocità dei raccolti che gli consente di invadere i mercati a partire già da aprile. Di contro, però l'Italia vanta un'eccellente offerta di prodotto a maturazione tardiva, con raccolta compresa tra fine agosto e ottobre, che riesce a spuntare ottime quotazioni soprattutto in concomitanza di autunni dalle temperature elevate, ma che trova scarso interesse sui mercati esteri. 

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