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Pio Cesare, dal 1881 l'evoluzione Barolo e Barbaresco

(ANSA) - ROMA - La storia, la geografia e il futuro della viticoltura albese a Roma. E' una narrazione a tutto campo quella di Pio Boffa, sua figlia Federica e il nipote Cesare in un incontro con le firme della critica enologica nazionale per presentare la quinta generazione della Pio Cesare, unica azienda vitivinicola dal 1881 produttrice dentro il centro storico di Alba (Cuneo) e con oltre 75 ettari di vigneti di proprietà in diverse zone del Barolo e del Barbaresco.

Il fondatore, Cesare di nome e Pio di cognome, era un antesignano dell'export vitivinicolo: fu uno dei primi italiani a ottenere il passaporto, come documenta il museo nella cantina storica lambita da mura romane. "Siamo gli unici - ha detto Federica Boffa - a poter utilizzare nel logo lo stemma della città di Alba. Ma è il territorio tutto delle Langhe il nostro pane quotidiano: significa avere un cura maniacale e un'artigianalità nelle pratiche in vigna e in cantina che consentono poi di far riconoscere nei vini il nostro stile e linguaggio".

Presenti in 40 mercati internazionali, la produzione si attesta sulle 60mila bottiglie di Barolo Classico, a cui si aggiungono due cru Docg: l'Ornato che nasce dal 1985 nell'anfiteatro vitato di Serralunga, e il Mosconi, ultima acquisizione della famiglia nella zona del Barolo a Monforte D'Alba. "E' stato il regalo che mi sono fatto per i miei 60 anni, dieci ettari con antiche, alcuni esemplari del 1947 fino al 1961. Sono "signore vigne". E volevo dimostrare la diversità espressiva anche in vigneti distanti appena 250 metri" racconta soddisfatto Pio Boffa.

In gamma anche il bianco di famiglia, uno Chardonnay Langhe Doc, e un vermouth "alla vecchia maniera piemontese" così come il Barolo Chinato che traghettano questa azienda storica anche nel mondo dei bartender.

"Barolo e Barbaresco nascono come blend e la Cesare Pio, come si chiamava inizialmente - ha ricordato Daniele Cernilli, che firma la guida DoctorWine - è stato il primo a farli secondo la grande tradizione dei rossi d'oltralpe. Solo che in Francia la classicità in campo enologico è un mito, mentre in Italia è sottostimata. Pio Cesare è un classico e andrebbe rivalutato" ha concluso.(ANSA).

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