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Emergenza climatica, 'miele sardo e api a rischio'

(ANSA) - CAGLIARI, 28 LUG - L'eccessivo caldo di quest'anno ha compromesso le produzioni di miele in Sardegna. L'allarme arriva dal Centro Studi Agricoli. Le alte temperature, spiega il Csa, hanno causato "la quasi totale mancanza di nettare, infatti la fioritura ad esempio dell'eucalipto è andata quasi tutta distrutta, come anche quella del timo che addirittura il caldo ha completamente bruciato, tanto da far venire meno le produzioni di miele, riducendo la produzione a poco più di 4 Kg in media per a arnia, rispetto ai 14 Kg".
    Il caldo torrido ha anche portato "alla morte di circa il 40% delle api: si pensi che in media un alveare ha una temperatura interna di circa 30 gradi e con il caldo di queste settimane ha portato ad avere alveari con circa 43/45 gradi con la conseguente moria di larve e disseccamento delle uova pronte a schiudersi, In numerosi casi a collassare è il favo di cera che per l'eccessivo caldo si è liquefatto".
    Il Centro studi agricoli, evidenzia che il danno economico, ad oggi, viene valutato in oltre 5 milioni di euro, a cui si aggiungeranno danni indiretti per riduzione delle impollinazioni per circa altri 10 milioni di euro.
    In Sardegna alla data del 15 luglio 2023 sono presenti 2.375 apicoltori che gestiscono 58.451 alveari, con 5.329 apiari.
    Considerando che un alveare produce in media 14 Kg di miele e che il prezzo medio del miele sardo è di circa 10 euro al Kg e che il valore della produzione di circa 8.138 quintali, il giro d'affari è attorno agli 8.180.000 euro annui.
    Il valore di un'arnia è in media di circa 90 euro e la vita media di un'ape è di circa 2 mesi: un'arnia è composta da circa 50.000 api. "Gli apicoltori sardi allevano per lo più l'Ape mellifera che è poco resistente alle criticità climatiche - fa sapere il Csa - Alcuni, ci risulta, stiano già acquistando api regine selezionate provenienti dal Sud America, rischiando di importare esemplari che si adatterebbero poco all'equilibrio dell'ecosistema sardo rischiando così un inquinamento di specie". Da qui la richiesta alla Regione perché dichiari lo stato di calamità naturale e avvii l'iter per gli indennizzi.
    (ANSA).
   

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