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Pronta la sonda cerca-tumore, guida la mano del chirurgo

È pronta la sonda cerca-tumore, che permette di individuare con precisione i tessuti malati da rimuovere durante l’operazione, guidando così la mano del chirurgo esattamente alla sede della lesione, per quanto microscopica o in una posizione difficile. L’innovativo strumento, sviluppato da Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e Università Sapienza di Roma, è stato testato su 20 pazienti in uno studio clinico condotto presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, dimostrando la sua efficacia.

Al momento la sonda è specifica per tumori neuroendocrini, che possono colpire organi molto diversi tra loro come intestino, pancreas, polmoni, tiroide e altre ghiandole, ma i ricercatori sono già al lavoro per estenderne l’uso ad altri tipi di tumori. La sonda è pensata per rilevare i positroni, cioè le antiparticelle degli elettroni, che sono emessi dai radiofarmaci comunemente utilizzati per marcare i tumori. “La chirurgia radioguidata fino ad oggi ha utilizzato le sonde a raggi gamma, che non funzionano quando quello che si vuole rivelare è vicino ad organi che assorbono molto radiofarmaco, come per esempio nell’addome”, spiegano Francesco Collamati dell’Infn e Riccardo Faccini della Sapienza, tra gli autori dello studio coordinato da Emilio Bertani e Francesco Ceci dello Ieo.

“Una sonda come quella da noi ideata, che rivela i positroni anziché i fotoni, permette di rivelare esattamente specifiche forme di tumore in zone del corpo dove sarebbe altrimenti impossibile individuarle”. Grazie a questo strumento si avvicina, quindi, l’obiettivo di una chirurgia di precisione, “capace di asportare niente di più e niente di meno di ciò che è necessario per guarire”, commenta Bertani. “È importante ricordare che per i tumori neuroendocrini la chirurgia è l’unica forma di cura radicale. Purtroppo, però, fino al 30% degli interventi non arriva a rimuovere del tutto il tumore e le metastasi si ripresentano nel 10% dei casi. La nuova sonda – conclude Bertani – rappresenta quindi un grande progresso e una speranza nel trattamento di questi tumori”.

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