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I fiumi di Marte ideali per ospitare la vita

I fiumi di Marte erano in grado di ospitare la vita perchè centinaia di migliaia di anni fa scorrevano ricchi di acque e hanno continuato a farlo per un lungo periodo. I fiumi della luna di Saturno ricca di idrocarburi, Titano, sono fatti di metano e scorrono ancora oggi placidi e ampi. Lo indica la prima descrizione accurata di fiumi esistenti fuori dal nostro pianeta, risultato della ricerca pubblicata sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas) e coordinata da Samuel Birch, dell'americana Brown University.

Sul nostro pianeta esistono migliaia di fiumi e osservarli anche da molto lontano fornisce tantissime preziose informazioni per capire le caratteristiche del territorio: partendo proprio da questa intuizione, i ricercatori americani hanno provato ad applicare le loro conoscenze maturate analizzando dallo spazio 491 fiumi terrestri a quel che resta dei fiumi marziani, letti di fiumi scomparsi ormai da qualche centinaio di migliaia di anni, e dalle pochissime immagini che abbiamo relative a Titano.

 

 

Nella regione del polo Nord di Titano, una rete di fiumi confluisce in un grande lago (fonte: NASA/JPL/USGS)

Usando la stessa matematica usata per descrivere i fiumi terrestri, ma con nuovi parametri relativi alla gravità e alla densità di fluidi e detriti, i ricercatori hanno ricostruito l'ipotetica dinamica che governava due antichi fiumi marziani e le loro previsioni combacerebbero perfettamente con le tracce osservate sul territorio dai rover marziani. Lo stesso metodo è stato poi applicato su Titano.

Sulla base delle mmagini prese dalla sonda dell'Agenzia Spaziale Europea Huygens durante la storica discesa su Titano avvenuta nel 2005, i riceercatori hanno determinato che i due fiumi analizzati su Titano sono invece estremamente placidi e che, a causa della differente densità del metano e dei frammenti di roccia esistenti su quella luna, i detriti vengono spostati in modo più dinamico rispetto a quel che avviene sulla Terra. Proprio queste caratteristiche rendono difficile su Titano la formazione di estuari a delta (dovuti al deposito di sedimenti). Ipotesi che potranno essere verificate solo con nuove immagini, probabilmente grazie alla futura missione della Nasa chiamata Dragonfly, che potrebbe scendere su Titano nel 2027.

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