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Nucleare e pandemie, le lacune dell'Italia sulle emergenze

Dal terrorismo alle nuove pandemie, dal rischio nucleare ai disastri industriali, l'Italia "non si dimostra pronta ad affrontare le emergenze attuali e future": a indicare le lacune del Paese in tema di gestione dei rischi è il rapporto finale del progetto di ricerca 'Cbrn-Italy', guidato dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, insieme alle Università di Firenze, Bologna e Torino. Lo studio è pubblicato sul sito del progetto Cbrn-Italy. L'appello degli autori è che "obblighi e raccomandazioni internazionali non siano più tralasciati dai decisori politici", e che "le principali criticità evidenziate siano affrontate in via prioritaria".

I ricercatori, coordinati da Andrea de Guttry, docente di Diritto Internazionale dell'Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Sant'Anna, hanno analizzato obblighi e raccomandazioni internazionali relativi alla protezione da eventi chimici, biologici e radio-nucleari, e in quale misura l'Italia si sta attenendo a quelle raccomandazioni. Secondo quanto si legge nel rapporto, la strategia per la riduzione del rischio di disastri avrebbe dovuto essere adottata entro il 2020 con il sostegno di una piattaforma nazionale, che non appare ad oggi operativa, e dovrebbe prevedere un coordinamento con altri strumenti, come quelli per l'adattamento al cambiamento climatico e la cybersicurezza.

I ricercatori hanno trovato diverse lacune anche nel nuovo Codice della Protezione Civile, adottato nel 2018: in particolare, uno scarso coinvolgimento del pubblico nella valutazione del rischio e una scarsa attenzione alle necessità dei gruppi più vulnerabili (bambini, anziani, persone con disabilità, migranti). Manca, inoltre, la garanzia di un'adeguata catena di comando nel caso di emergenze che interessano più settori. Il rapporto segnala anche la necessità di aggiornare e rivedere il Piano di difesa contro il terrorismo e la normativa interna sulla prevenzione delle gravi malattie: la pandemia di Covid-19 ha messo a dura prova la tenuta di un impianto normativo troppo precario e datato, che necessita di essere rafforzato. Molto trascurata, infine, l'assistenza alle vittime di incidenti e disastri.

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