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Il morbo di Alzheimer non è uguale in uomini e donne

Il morbo di Alzheimer non è uguale in uomini e donne: alcuni meccanismi molecolari sono infatti diversi tra i due sessi, in particolare per quanto riguarda il metabolismo di un amminoacido che è stato recentemente proposto come indicatore precoce di tale patologia e che quindi non sarebbe ugualmente affidabile per maschi e femmine. Lo afferma uno studio italiano guidato dall'Università di Milano e al quale hanno collaborato anche l'Università dell'Insubria, l'Università di Milano-Bicocca, quella di Roma Tor Vergata e l'Area Science Park di Trieste.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Cell Reports, apre la strada anche a terapie differenziate e personalizzate in base al sesso.

I ricercatori hanno analizzato campioni prelevati post mortem da cervelli di uomini e donne con un invecchiamento normale e da pazienti affetti dal morbo di Alzheimer. Le analisi hanno evidenziato profonde differenze in termini di vie metaboliche alterate: due esempi sono la risposta insulinica e il metabolismo dell'amminoacido serina (che genera un importante regolatore delle funzioni cerebrali, la D-serina). Questo è di particolare interesse, in quanto la D-serina modula la neurotrasmissione e anche perché il suo livello nel sangue è stato proposto come marcatore precoce per questa patologia.
   "Questi risultati mostrano come la malattia di Alzheimer cambia e, per certi aspetti, inverte alcune caratteristiche nei due sessi", commenta Maffioli, "evidenziando così come diversi meccanismi siano attivi o meno in base al sesso e aprendo alla possibilità di intervenire con innovativi approcci terapeutici differenziati tra uomini e donne".

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