Ci sono azioni concrete, alcune tecnicamente già fattibili, per affrontare l'innalzamento globale dei mari e preparare per tempo le nostre città e infrastrutture: lo spiega loceanografo e divulgatore Sandro Carniel nel suo nuovo libro Il mare che sale. Adattarsi a un futuro sottacqua (edizioni Dedalo, 96 pagine, 12,50 euro).
Dirigente di ricerca del Cnr e direttore della divisione ricerca del Cmre (l'unico centro per la ricerca e la sperimentazione marittima della Nato), Carniel offre ai lettori un testo breve e agile, simile a una lectio magistralis, in cui affronta la complessità dell'innalzamento dei mari dovuto al cambiamento climatico. La sua analisi parte da esempi concreti dell'aumento del livello delle acque, come quello che ha interessato la tenuta alle Hawaii dove venne girata la serie televisiva Magnum P.I., oppure le isole della Malesia che hanno fatto da sfondo alle avventure di Sandokan. Non manca ovviamente Venezia, dove il segno delle alghe sui palazzi è salito in alcuni casi anche di 70 centimetri rispetto a comera nei quadri del Canaletto.
Lelevazione marina che sta interessando tutto il mondo (e che riusciamo a misurare in modo sempre più preciso grazie ai satelliti) dipende da fenomeni geologici e astronomici, ma soprattutto dal cambiamento del clima. Le previsioni per il futuro, sempre in bilico tra incertezza scientifica e ragioni politiche, ci dicono che "dovremo affrontare un innalzamento di decine di centimetri entro il 2050 e almeno dellordine del metro nel 2100", sottolinea Carniel. Il fenomeno è in accelerazione e potrà portare gravi conseguenze come allagamenti, erosione delle coste, salinizzazione delle acque superficiali e difficoltà per gli ecosistemi costieri così come per le attività umane.
Non esiste ununica via salvifica, una singola strada da percorrere per affrontare il problema del mare che sale, scrive l'esperto del Cnr. Oltre a limitare le emissioni, però, esistono azioni concrete che vanno messe in campo subito per pianificare al meglio la nostra futura vita sottacqua.
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