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La fotosintesi più rara del previsto nei sosia della Terra

La presenza di fotosintesi e quindi di biosfere simili alla Terra sui pianeti rocciosi esterni al Sistema Solare potenzialmente abitabili conosciuti, una decina circa, potrebbe essere più rara del previsto: in appena uno su dieci. È quanto emerge dallo studio in corso di pubblicazione sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

La ricerca è stata condotta da astronomi italiani dell’Università Federico II di Napoli e dell’Università Parthenope, associati all’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

Gli autori dello studio hanno calcolato la quantità di radiazione che un pianeta roccioso abitabile riceve dalla sua stella, constatando così che stelle più fredde del Sole, come le nane rosse, le più diffuse nel cosmo, non possono sostenere la vita come la conosciamo, perché non forniscono energia sufficiente. Secondo gli esperti, infatti, la fotosintesi sarebbe ancora possibile, ma questi pianeti non potrebbero sostenere una biosfera simile a quella terrestre.

“La fotosintesi svolge un duplice ruolo nell’esistenza della biosfera terrestre: è fonte di cibo organico e di ossigeno molecolare per il metabolismo”, spiega il primo autore della ricerca, Giovanni Covone, dell’Università Federico II di Napoli e associato Inaf.

Comparsa sulla Terra oltre 2,4 miliardi di anni fa, la fotosintesi coinvolge elementi chimici che dovrebbero essere comuni sui pianeti rocciosi e, secondo gli autori dello studio, questo meccanismo biochimico potrebbe essere un processo universale per produrre biomassa in qualsiasi parte del cosmo. “Abbiamo calcolato il flusso di fotoni ricevuto dai dieci pianeti rocciosi abitabili conosciuti: quasi nessuno - precisa Covone - ha le condizioni teoriche per sostenere una biosfera simile alla Terra mediante la fotosintesi ossigenica”. L’unica eccezione, conclude lo studioso, “è Kepler-442b, un gigantesco pianeta roccioso con circa il doppio della massa terrestre, in orbita attorno a una stella moderatamente calda a circa 1.200 anni luce da noi”.

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