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La sfida impossibile dei robot nello spazio

Radiazioni, vuoto, gravità zero, distanze: sono solo una parte delle sfide ‘impossibili’ da superare per progettare robot impegnati in missioni spaziali. Ospite della nuova puntata del podcast Dreambot è Giancarlo Visentin, capo della sezione Automazione e Robotica dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa).

“Siamo abituati a vedere missioni spaziali di successo ma c’è poca percezione di quanto sia incredibilmente complesso l’ambiente spaziale, ogni cosa facile sulla Terra lì diventa una sfida quasi impossibile. Ogni volta che vedo che le cose funzionano mi sembra quasi un miracolo”. Dopo Bruno Siciliano con il futuro dei rapporti Uomo – Robot e Barbara Mazzolai  con le innovative forme ispirate al mondo delle piante, ospite di Dreambot, il podcast italiano dedicato alla robotica è Gianfranco Visentin.

Da anni nel centro Esa-Estec nei Paesi Bassi che si occupa di promuovere nuove ricerche per l’uso di robot nello spazio, Visentin qui descrive le tante sfide imposte da questo ambiente estremo. Le difficoltà sono di vario tipo, a partire dalla gravità zero, in cui anche i movimenti apparentemente più banali comportano conseguenze importanti: “se sbagli ad afferrare un oggetto semplicemente schizza via, oppure se muovi un braccio, in assenza di vincoli, fai muovere tutto il corpo”, precisa Visentin. Passando per le radiazioni, che semplicemente “uccidono tutto!”. “Dal distruggere tutte le componenti elettroniche non protette ai materiali”, il vuoto e infine le grandi distanze che non permettono di poter operare in tempo reale e di comunicare con le macchine solo per pochi minuti al giorno.

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