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Variante Gb, per gli esperti potrebbe sfuggire alle difese immunitarie

Una delle mutazioni alla base della variante comparsa in Gran Bretagna, aiuterebbe il virus SarsCoV2 a sfuggire al sistema immunitario. Lo indica l'indagine condotta dal consorzio COVID-19 Genomics Uk, con Imperial College di Londra, Wellcome Trust Sanger Institute e università di Oxford, Cambridge, Edimburgo, Birmingham, Glasgow e Cardiff.
"Va potenziata in tutto il mondo la sorveglianza della nuova variante", si legge nella ricerca, online sul sito Virology.org, che ospita articoli non ancora sottoposti a revisione. La mutazione è fra le le 3 principali della variante, osserva il virologo Francesco Broccolo, dell'Università Milano Bicocca.

La nuova variante del virus SarsCoV2 segnalata in Gran Bretagna e “cresciuta rapidamente nelle ultime quattro settimane”. E questo “inaspettato grande numero dei cambiamenti genetici” del nuovo ceppo del SarsCoV2, indicato con la sigla B.1.1.7 richiede “una sorveglianza genomica potenziata in tutto il mondo”, si legge nella ricerca, considerando le possibili conseguenze delle mutazioni, gli effetti sconosciuti di una loro eventuale combinazione e l’elevato tasso di crescita osservato in Gran Bretagna.

Secondo la ricerca sono tre le principali mutazioni da considerare con attenzione:

la prima mutazione è indicata con la sigla N501Y: “è una mutazione presente sulla proteina Spike”, osserva Broccolo. Riguarda cioè la proteina che il virus utilizza come una chiave molecolare per aprire la serratura che gli permette di entrare nella cellula, ossia il recettore ACE2.
La seconda mutazione, chiamata 69-70del, è una delezione, ossia nasce dal silenziamento di un gene. “Era già stata descritta in precedenza – rileva Broccolo - e consentirebbe al virus di sfuggire al sistema immunitario”. 

La terza mutazione, chiamata P681H, è avvenuta in una posizione strategica per il virus, ossia è adiacente al sito nel quale viene controllata l’azione della furina, l’enzima che scinde la proteina Spike, permettendo al virus di entrare nella cellula. “Una mutazione del genere faciliterebbe quindi il contagio”, osserva Broccolo. 

Va considerato inoltre, aggiunge il virologo, che “queste tre mutazioni si sono venute a trovare in un’unica variante, che dà forza al virus”.

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