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Covid: vaccinato il 96% pazienti con tumore, ma il 40% mai contro l'influenza

(ANSA) - ROMA - Il 90% dei pazienti oncologici considera le vaccinazioni efficaci per la prevenzione delle malattie infettive, tuttavia l'8% le ritiene rischiose e il 40% (anche prima del tumore) non si è mai sottoposto alla vaccinazione anti-influenzale, il 21% all'antitetanica, il 59% all'anti-pneumococcica e l'88% all'anti-herpes zoster. Emerge da un'indagine della Rete Oncologica Pazienti Italia (Ropi) condotta tra oltre 300 pazienti adulti (il 75% donne) con l'obiettivo di valutare la sensibilità al tema vaccini.

Dall'indagine emerge anche che il 96% dei pazienti si è sottoposto alla vaccinazione anti-Covid, di questi l'83% ha eseguito tre dosi e il 2% anche alla quarta. Quelli dell'indagine sono, per la Ropi, "dati che invitano la classe medica non solo ad una comunicazione più attenta, ma anche a verificare che poi alle chiacchiere seguano i fatti". "I pazienti oncologici sono maggiormente esposti a contrarre alcune malattie infettive", spiega Stefania Gori, presidente della Ropi e direttore del dipartimento oncologico dell'Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar.

L'eventuale contagio di un paziente oncologico con una di queste malattie può richiedere la sospensione temporanea delle terapie antitumorali, "con quanto ciò comporta". Inoltre nei pazienti oncologici "le malattie infettive, anche le più 'banali', possono presentare un rischio più elevato di complicazioni, necessità di ospedalizzazione, di decesso". Per Gori la somministrazione di vaccini "specifici e sicuri" è quindi "la misura preventiva da raccomandare al paziente oncologico, immunocompromesso per definizione, per ridurre le complicanze gravi e la mortalità". Per questo sono necessarie "azioni di sensibilizzazione mirate e capillari" per aumentare l'adesione alla vaccinazione. Un'informazione che, per il presidente di Alleanza Contro il Cancro, Ruggero De Maria, dovrebbe arrivare da "corsi di formazione e/o di educazione ai pazienti, organizzati e promossi da enti e istituzioni autorevoli". Le fonti informative, anche per la presidente Gori, "sono molto importanti per i pazienti oncologici. Dalla nostra indagine emerge come siano il medico di medicina generale e l'oncologo (quindi personale sanitario esperto) a rappresentare le fonti informative più frequenti in tema di vaccinazione, mentre è scarsa la rilevanza informativa dai social. Un dato che deve farci riflettere e continuare in questi programmi informativi 'certificati' rivolti a pazienti, caregivers e cittadini", conclude la presidente della Ropi.
    (ANSA).
   

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