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Leucemie, farmaci mirati hanno cambiato la storia delle cure

 Nuovi traguardi terapeutici stanno permettendo nuove opportunità per la cura dei tumori del sangue.
    Per la sedicesima edizione della "Giornata nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma" promossa da Ail e che ricorrerà il prossimo 21 giugno, è la stessa Associazione italiana contro le leucemie a condividere e confermare i successi della ricerca scientifica. In ematologia i progressi negli ultimi 20 anni sono stati raggiunti grazie alla messa a punto dei farmaci mirati. Con la ricerca è stato possibile scoprire le mutazioni genetiche e, in alcuni casi (come nella leucemia mieloide cronica), è stata cambiata la storia delle cure.
    "Sono farmaci che derivano da anni di ricerca che hanno permesso di scoprire mutazioni genetiche proprie della cellula malata che causava la malattia - spiega Marco Vignetti, presidente della Fondazione Gimema Franco Mandelli e vice presidente nazionale di Ail - Alcune cellule del sangue nell'attività di moltiplicazione fanno un errore che non viene riconosciuto in tempo ed eliminato. La ricerca ha individuato la mutazione e iniziato a creare dei farmaci che colpissero solo la mutazione, risparmiando le altre cellule. Questo ha portato a grandi risultati, uno per tutti è la terapia per la leucemia mieloide cronica (Lmc). Oggi è considerata curabile, con una buona qualità di vita e con una durata paragonabile a quella di una persona sana".
    "Le neoplasie mieloproliferative, i tumori rari che colpiscono il midollo osseo quali la leucemia mieloide cronica, policitemia vera, trombocitemia essenziale e mielofibrosi sono malattie croniche indolenti; le diagnosi difficili spesso avvengono fortuitamente, e i trattamenti iniziano così con anni di ritardo e dunque rischi per i pazienti - sottolinea Sergio Amadori, presidente nazionale Ail - Oggi, la conoscenza delle basi genetiche ha reso possibile lo sviluppo di molecole in grado di inibire in modo mirato l'azione dei geni responsabili della malattia, aprendo la strada a un nuovo approccio di trattamento fondato sulla diagnostica". 
   

Leucemie, per Ail importante il controllo per guariti Covid
Barbui, infettati 450 pazienti con malattie mieloproliferative
In Italia sono 450 i pazienti con malattie mieloproliferative (che hanno avuto origine nel midollo osseo) che hanno avuto il Covid. A dirlo è Tiziano Barbui, primario emerito di ematologia clinica e direttore scientifico di From, la Fondazione per la ricerca Ospedale di Bergamo, durante la conferenza stampa organizzata da Ail per la "Giornata nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma". "Ci sono state 450 persone con malattie mieloproliferative che si sono ammalate di Covid - spiega - Abbiamo seguito per sei mesi chi ha avuto la fortuna di tornare a casa. Bisogna stare attenti ai primi mesi: non bisogna abbandonare le terapie ed è importante la profilassi antitrombotica", spiega. "I pazienti ematologici che contraggono l'infezione rischiano molto, sia per le conseguenze dirette del virus sia per la mortalità, più alta (5-6% in più) rispetto alla popolazione sana e ad altre categorie di malati - dice Sergio Amadori, presidente nazionale Ail - Ma l'ematologia italiana, a differenza di altre specializzazioni, non ne ha risentito troppo: i trattamenti sono proseguiti come anche le cure ad alta complessità come le Car-T, i trapianti. E poi tutto il grande lavoro e sostegno degli oltre 15.000 volontari Ail che sono sempre stati al fianco dei pazienti e dei loro familiari". 

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