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Morto Carlo Flamigni, luminare della fecondazione assistita

BOLOGNA, 05 LUG - Medico, ginecologo, luminare della fecondazione assistita, strenuo sostenitore di un insegnamento laico, mente brillante, aperta e curiosa agli scambi, protagonista del dibattito sociale su temi come la riproduzione, la genitorialità, faro sulla salute delle donne e appassionato di bioetica e filosofia. Era tutto questo, e non solo, Carlo Flamigni, forlivese, classe 1933, morto domenica mattina, 5 luglio, nella sua casa di famiglia nella città romagnola per una malattia che lo ha portato via in poco tempo. Nonostante i suoi 87 anni, ha lavorato fino a pochi giorni fa, lucidissimo, e l'ultimo monito che ha lasciato ai colleghi è stato a non abbassare la guardia sui diritti acquisiti.

Su Facebook lo ricorda il figlio, Carlo Andrea, con un "ciao papà, speravo che questo momento non arrivasse mai". Il curriculum di Flamigni lascia poco spazio ai commenti, dalla laurea in Medicina e chirurgia all'Università di Bologna nel '59 è stato un crescendo, ha diretto la clinica di Ostetrica e ginecologia dell'Alma Mater, oltre mille memorie all'attivo, monografie e libri, presidente della Società italiana di fertilità, membro del Comitato nazionale di bioetica. Ha costruito una carriera e negli anni una reputazione solida, tra i massimi esperti mondiali della procreazione medicalmente assistita. Il ritratto che restituiscono i suoi colleghi e amici di lunga data, affettuoso, è di una personalità eclettica - era anche scrittore di gialli - lucida fino alla fine.

Renato Seracchioli, direttore del reparto di Ginecologia e fisiopatologia della riproduzione umana dell'Ospedale Sant'Orsola di Bologna, è stato non solo suo discepolo e collega, ma da Flamigni è stato pure sposato quando nel '97 il professore era presidente del Consiglio comunale di Bologna. Qui da consigliere aveva occupato per anni lo scranno intitolato a un altro forlivese, il patriota risorgimentale Aurelio Saffi. L'ultimo incontro poco più di una settimana fa, a nella casa di Flamigni. Un momento di dibatitto e scambio su temi di stretta attualità, come il caso Umbria per la delibera sull'aborto farmacologico con la Ru486. L'ultimo pensiero di Flamigni è stato un monito, spiega Seracchioli, "a non abbassare mai le difese sui diritti anche quando acquisiti".

Anche Eleonora Porcu che guida il centro di procreazione assistita dell'Ospedale Sant'Orsola, cresciuta accanto al 'maestro', ricorda con affetto e rispetto la statura dell'esperto che definisce il "patriarca" del settore in Italia.

L'insegnamento "laico" per un altro suo discepolo e amico, Corrado Melega, ex direttore della Maternità dell'ospedale Maggiore di Bologna e già consigliere comunale del capoluogo emiliano, è tra le eredità maggiori di Flamigni. Così come l'aver traslato la medicina sul piano sociale, politico, in prima fila al fianco delle donne, a partire da quelle di Bologna, e l'impegno divulgativo su temi come contraccezione, aborto, sterilità e maternità "con decine e decine di riunioni nelle fabbriche, nei caseggiati". Infine l'interesse per la bioetica, la filosofia.

Per il suo contributo alla medicina, al dibattito etico e anche al territorio, Flamigni è ricordato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, ma anche dalle autorità emiliano-romagnole. Il governatore Stefano Bonaccini ne evidenzia competenza e sensibilità. Il Comune della sua Forlì sottolinea il legame con il territorio romagnolo. Lunedì 6 luglio il sindaco di Bologna Virginio Merola lo ricorderà in apertura della seduta del Consiglio comunale, mentre all'ospedale di Forlì si aprirà la camera ardente, alle 14, aperta anche martedì mattina fino alle 15. Poi, dopo un saluto, la salma sarà cremata. 

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