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Vaccino antinfluenzale, giocare d'anticipo evita carenze

Meno ricoveri per infarto e malattie respiratorie, minor utilizzo di antibiotici e aiuto al contrasto dei batteri resistenti: sono alcuni degli effetti positivi del vaccino contro l'influenza. Le coperture, in Italia, sono però ancora basse e serve giocare d'anticipo per evitare carenze. A fare il punto sulle strategie di programmazione per aumentare le coperture vaccinali nel nostro Paese, sono stati oggi esperti e istituzioni, riuniti in occasione del Flu Summit 2020, organizzato da Sanofi Pasteur.

"L'influenza - osserva Gianni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell'Istituto Superiore di sanità (Iss) - ogni anno fa 200-300 morti dirette accertate in laboratorio, a cui va aggiunto un aumento della mortalità indiretta, ovvero circa 7-8.000 morti l'anno per malattie cardiovascolari e respiratorie attribuibili alle sue conseguenze". Come dimostrato da un recente studio, infatti, il rischio di ricovero per infarto aumenta di 6 volte in seguito ad un episodio influenzale.

Vaccinare serve a ridurlo, così come serve a ridurre l'impatto dell'antimicrobico-resistenza perché diminuisce la prescrizione inappropriata di antibiotici. Inoltre, è dovuto all'influenza il 10% di tutte le assenze dal lavoro, "un danno economico che si aggiunge ai costi di gestione dei casi gravi che richiedono il ricovero in terapia intensiva", ricorda Francesco Saverio Mennini, del Ceis dell'Università di Roma Tor Vergata.

Nonostante questo, "tra gli over 65 le coperture vaccinali sono ancora di poco superiori al 53%, quindi molto inferiori all'obiettivo minimo del 75%. Ci sarà bisogno di impegnarsi di più per raggiungerlo, lavorando anche in anticipo per migliorare la programmazione della campagna vaccinale", osserva Claudio D'Amario, direttore generale della Prevenzione Sanitaria del ministero della salute. "Programmare per tempo, anticipando ove possibile di qualche mese l'approvvigionamento delle dosi, permetterebbe di evitare possibili carenze", osserva D'Amario.

"Non bisogna infine dimenticare - conclude D'Amario - che l'offerta attiva alla popolazione pediatrica protegge i bambini e anche gli adulti", perché spesso sono loro a 'portare il virus in casa'. A dimostrarlo è l'esperienza della Gran Bretagna, dove la vaccinazione degli alunni delle scuole primarie ha portato a una significativa diminuzione dei ricoveri e delle visite in pronto soccorso, in tutta la popolazione. 

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