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Trapianti: Ismett, passi in avanti ma servono più donatori

I maggiori esperti della chirurgia dei trapianti si sono confrontati a Palermo, su temi come donazione degli organi, nuove strategie per migliorare le tecniche di trapianto, donazione da donatore vivente e trapianto pediatrico, in occasione del ventennale del primo trapianto di fegato eseguito in Sicilia nell'Istituto mediterraneo dei trapianti e terapie di alta specializzazione. Un workshop dal titolo "Immaginando il futuro del trapianto di fegato".
"In Sicilia l'attività di trapianto - sottolinea Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti - non è un problema, ma è ancora troppo basso il numero dei donatori: è come avere un'automobile potente a cui, però, manca la benzina". In Sicilia il numero dei donatori nel 2018 è stato del 8,7 per milione di abitanti contro una media italiana pari al 22,6. Un calo drastico rispetto al 2017, quando si era registrato un tasso di donazione pari al 15,4. "L'andamento - continua Cardillo - non è incoraggiante come il 2017. Dopo un anno estremamente positivo, nel 2018 si è registrata una flessione soprattutto in alcune regioni, flessione che continua anche in questi primi sei mesi del 2019". Nel corso del convegno è emersa la necessità di avviare tutte le tecniche adeguate per ovviare alla carenza cronica di donatori come l'utilizzo di donatori marginali, il trapianto di fegato da donatore vivente, l'uso di tecniche di ricondizionamento e di donatori a cuore non battente. "In questi anni - spiega Salvatore Gruttadauria, direttore del programma di trapianto di fegato e chirurgia addominale di Ismett - nel nostro centro, in attesa che cambi la cultura, abbiamo già avviato programmi per l'utilizzo di tutti gli organi possibili anche quelli di pazienti anziani. L'età dei donatori, infatti, ormai aumenta giorno per giorno, oggi gli over 60 sono il 70-80% dei donatori".
La donazione da vivente, strada non ancora molto utilizzata nei Paesi occidentali, in particolare in Europa, diventa oggi un'opzione su cui investire. "Fino ad oggi - continua Gruttadauria - il trapianto da vivente è stato utilizzato soprattutto nel caso dei bambini. I numeri in tutta Europa sono limitati: solo il 15 per cento di tutti i trapianti di fegato proviene da donatore vivente". A Palermo la testimonianza sui trapianti anche di esperti internazionali. "Negli Stati Uniti le liste d'attesa per i trapianti sono molto lunghe: 14 mila persone aspettano l'intervento e probabilmente quelli che potrebbero beneficiare del trapianto sono molti di più, visto che i criteri per essere messi in lista sono vecchi e molto rigidi - racconta Abhinav Humar, direttore clinico del Centro Trapianti Addominali dell'Università di Pittsburgh - Il problema è che non ci sono organi sufficienti per coprire le necessità. Una soluzione può essere il trapianto da vivente che però nel nord America viene praticato meno che in altri paesi come la Corea, Taiwan, Hong Kong. Spesso, questo deriva da una cattiva informazione. I risultati degli ultimi anni - aggiunge - ci permettono di dire che oggi il trapianto di fegato da vivente sia una ottima opzione per molti pazienti. Bisogna cominciare a pensare quindi in termini di donazione da vivente come prima risorsa". La comunicazione è la chiave del successo per i trapianti. "Le campagne di informazione - evidenzia ancora Cardillo - sono estremamente importanti per aumentare il consenso alla donazione. Già oggi il 10% della popolazione italiana, al rinnovo della carta di identità, ha manifestato la propria volontà alla donazione di organi. Numeri importanti, ma che possono essere migliorati", conclude.

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