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Sanità: Ismett, tecnico durante trapianto rinfrescammo sala

"Quel giorno a Palermo faceva tanto caldo, 42 forse 43 gradi. I gruppi frigo, le macchine che raffreddano le sale operatorie, non ce la facevano a contrastare quelle temperature così alte, si scaldavano e non producevano aria sufficientemente fresca. Un aumento della temperatura in sala operatoria voleva dire far crescere il rischio per il paziente di contrarre infezioni. Così, quando s'iniziò l'intervento, io e un tecnico dell'Arnas Civico salimmo sul tetto per gettare acqua fredda su quelle macchine. Rimanemmo là sopra tutta la notte ad annaffiare l'impianto". Il racconto è di Pietro Conti, oggi responsabile del servizio di manutenzione degli impianti di Ismett, che venne assunto un mese prima di quel luglio 1999 come operaio manutentore. Il suo compito era occuparsi del funzionamento di tutti gli impianti: dai complessi apparati elettromedicali ai letti.

"Ricordo che un paio di volte mi toccò entrare in sala operatoria durante l'intervento e infilarmi sotto il letto su cui giaceva il paziente per sbloccare il meccanismo che lo faceva alzare e abbassare". Tempi da pionieri: "Eravamo pochi e dovevano fare tutto. Il problema andava risolto e non si guardava all'orario di lavoro: sono arrivato a fare 72 ore consecutive in servizio. I trapianti allora duravano in media 14 ore e avevo l'obbligo di rimanere in ospedale per tutta la durata dell'intervento. A volte, finito uno, ne cominciava un altro: l'équipe medica cambiava, ma il tecnico era sempre lo stesso: io". Conti ricorda l'entusiasmo di far parte di quella squadra: "Da palermitano avevo la percezione che la sanità in Sicilia non funzionasse come avrebbe dovuto e l'idea di far parte di un'eccellenza della sanità, un posto a Palermo dove si salvavano vite e dove la meritocrazia finalmente contava, mi riempiva di entusiasmo".

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