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Meno italiani donano a ricerca e associazioni pazienti

MILANO - Sempre meno italiani sono pronti a mettere mano al portafoglio per sostenere la ricerca scientifica e le associazioni di pazienti: oggi i donatori sono circa 10 milioni, ben 6 milioni in meno rispetto a 12 anni fa. Colpa della crisi economica, ma anche della disinformazione e della scarsa conoscenza. Questa 'La fotografia dell'Italia che dona' scattata dall'indagine Gfk-Gilead condotta su un campione di 1.000 intervistati rappresentativi della popolazione nazionale.
I risultati sono stati presentati in occasione della premiazione dei 66 vincitori dei tre bandi di concorso 'Fellowship Program', 'Community Award' e 'Digital Health Program' promossi da Gilead Italia per sostenere progetti di natura scientifica, sociale e tecnologica che possano migliorare la qualità di vita dei pazienti.
"La ricerca scientifica gode di un'immagine positiva, tanto che sette italiani su dieci la ritengono utile, ma nonostante questo - spiega Isa Cecchini di Gfk Eurisko - stiamo vivendo una vera e propria crisi delle donazioni". Gli over-60 restano i più generosi, "probabilmente perché sono più toccati dalle malattie", mentre i giovani sono più 'distratti'. L'area delle malattie infettive è fanalino di coda: "gli italiani la collocano come ultima tra le patologie a cui donare, dopo tumori, malattie neurodegenerative e malattie cardiovascolari", precisa Cecchini. "Il motivo è soprattutto legato alla scarsa conoscenza e alla lontananza dalla propria esperienza personale: queste malattie sono spesso sentite come estranee a sé e pensate come conseguenze di stili di vita scorretti".
Fra gli ambiti a cui gli italiani indirizzano le proprie donazioni, le associazioni di pazienti sono all'ultimo posto, dopo gli aiuti per le emergenze umanitarie, le adozioni a distanza e perfino la protezione degli animali. "Il problema è sempre la scarsa conoscenza - commenta Cecchini - perché solo il 7% degli italiani dichiara di conoscere un'associazione di pazienti, per passaparola o per coinvolgimento diretto".

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