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I 50 anni della Kawasaki Z1 celebrati con un tour di tre giorni

Un giro di tre giorni, di 850 km da Roma a Firenze e ritorno, con una delle regine delle maxi moto o, come si diceva allora, delle Moto Pesanti di 50 anni fa.
    Questo è quello che hanno fatto un gruppo di attempati ma vivaci sessantenni appassionati del club "Italia in moto violente anni 70-80" dal 10 al 12 giugno per celebrare i 50 anni della Kawasaki Z1 Super Four, meglio detta Kawa 900 oppure, ancor più sinteticamente, Kawa 9.
    Ma per comprendere la storia di questa moto bisogna tornare un po' indietro nel tempo. Negli anni 50 le moto di cilindrata di 500 cc erano tra le più grandi disponibili. La polizia inseguiva i malviventi con i 18 cavalli dei sanguigni Moto Guzzi Falcone Sport. I motociclisti con le moto più grandi guidavano le Benelli Saturno da 22 cavalli o le Bmw bicilindriche boxer da 40 cavalli. Ma i veri creatori di quelle che saranno definite maxi moto sono stati gli inglesi negli anni sessanta quando, con le loro Triumph, Norton e Bsa, arrivarono con potenze e prestazioni molto più elevate. La Triumph Bonneville con i suoi quasi 50 cavalli è forse il modello di maggior successo della produzione inglese di quegli anni. Ma i motociclisti di allora erano una piccola nicchia. Per guidarle bisognava accettarne i difetti, le vibrazioni, le perdite d'olio ed essere pronti ad intervenire personalmente per ripararle all'occorrenza.
    Tutto cambiò alla fine degli anni 60, quando arrivarono i giapponesi. Grandi imitatori e miglioratori, copiarono le moto inglesi, italiane e tedesche, creando dei veri e propri capolavori. Da una parte le più sofisticate tecnologie racing come i freni a disco, le distribuzioni ad albero in testa e i motori pluricilindrici. Dall'altra, un livello di comfort e di semplicità di utilizzo inauditi. Non era più necessario essere dei meccanici gentlemen, temprati ad ogni severa prova, ma tutti potevano guidarle. Avviamento elettrico, selle confortevoli ed uso semplice. Per metterle in moto, la ricerca del punto morto superiore e la dosatura della pedalata perfetta, pena l'ingolfatura o una mazzata di contraccolpo sulla caviglia, erano un ricordo. Nel 1968, Honda 750 four, Kawasaki tre cilindri e Suzuki Titan bicilindriche, con le loro qualità, le prestazioni, la fantastica, psichedelica colorazione e le cromature abbacinanti stregarono i clienti. E i motociclisti, da un gruppo sparuto, divennero un esercito e la moda ne fece un fenomeno sociale incredibile.

    Honda divenne la moto più elegante e confortevole. Quella preferita dai signori. Suzuki era elegante e più potente. E Kawasaki con le temutissime e desideratissime due tempi 500 Mach 3, si guadagnò l'antonomasia della sportività. Chi era veloce e sportivo veniva fregiato di questo nome, accanto al proprio.
    Naturalmente le Kawasaki divennero le moto preferite dalla malavita, ma anche quelle usate dalla polizia in borghese. La Kawasaki 900 arrivo' più tardi, nel 1972. Non perché i ragazzi di Kobe se la presero comoda, ma perché furono bruciati sul filo di lana dalla Honda 750 four. Ma non si arresero e invece di mollare e rimanere sui due tempi, si rimisero al lavoro con l'obiettivo di creare una moto straordinaria che avrebbe superato la magnifica Honda Four. Rispetto al progetto originale, aumentarono la cilindrata e la potenza con un motorone verniciato di nero, soluzione che fu usata solo sulla prima serie Z1 e che ancora oggi viene chiamata TestaNera contribuendo al mito e al valore della prima serie. Se Honda aveva stupito con l'esotica sigla OHOC che voleva dire albero a camme in testa, Kawasaki rispose con il nome che era già sinonimo di sfida vinta: Z1 Super Four. E con DOHC che indicava Doppio albero a camme in testa, con trasmissione primaria ad ingranaggi anziché a catena come la Honda che diventava rumorosa dopo poco. Sciccherie da gran premi.
    Il Kawa 900 avrebbe dovuto surclassare l'Honda e superare di poco la la cattivissima sorella 750 H2 Mach IV a due tempi che stavano sviluppando contemporaneamente. E lo fece: con 82 CV, quindici cavalli in più di Honda non c'era storia. E con 74 cavalli era superata anche la Kawasaki 750 H2 tre cilindri due tempi, che fu presentata nel 1972 con un lieve anticipo rispetto alla Z1. Ma la H2 aveva più coppia 7,9 Kgm contro 7,5 ed era più leggera. Quindi da fermo restava la più veloce, ma la Z1 riprendeva e sull'allungo e se ne andava in modo irraggiungibile. Era semplicemente 10 anni avanti alla migliore concorrenza giapponese. E negli anni 80 la sua progenie si è difesa bene, prima di lasciare il passo alla Z900 R di Top Gun.
    Oggi, a 50 anni di distanza, il Club Italia in moto Violente anni 70-80, i cui componenti nulla hanno di violento, contrariamente alle loro moto, ha voluto celebrare questo importante anniversario con un tour lungo che ha sfiorato i 900 chilometri in tre giorni. Da Roma a Firenze passando per Siena, per poi tornare passando da Arezzo e Spoleto. Un giro per le splendide città del nostro centro Italia che hanno fatto da magnifica cornice ad una moto straordinaria. Le Kawasaki si sono bevute il viaggio, sotto una temperatura che ha sfiorato i 40 gradi, con estrema scioltezza senza lasciare a terra nessuno.
    Confortati da un magnifico Vito Mercedes, il più desiderato dai motociclisti, che ha avuto il ruolo di fugone assistenza delle vivaci cinquantenni. In gergo si chiamano furgoni scopa, perché sono ultimi e raccattano le moto ferme. Stavolta il loro ruolo è stato solo di supporto tecnico e trasporto bagagli. 

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