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Auto: Covid pesa su ricavi ma solo 50% cambierà strategia

La crisi sanitaria del 2020 si abbatte su una filiera che già nel 2019 registrava segni di rallentamento, con un fatturato in calo del -3,9% in Italia e del -4,8% in Piemonte. La prima ondata della pandemia ha causato conseguenze molto significative in termini di calo del fatturato, degli ordinativi, e dell'occupazione per il settore della componentistica auto: delle 228 imprese che hanno risposto all'indagine dell'Osservatorio della Camera di Commercio di Torino, dell'Anfia e di Ca' Foscari, circa il 90% prevede un calo del fatturato, degli ordinativi (interni ed esteri) e dell'occupazione, con una netta prevalenza di cali attesi tra il 20% e il 50%. Tuttavia, solo il 50% delle imprese ipotizza un cambio di strategia, a valle di lunghe chiusure (per il 60% dei rispondenti, di 1 o 2 mesi) e conseguente crisi di liquidità. Le imprese della filiera al momento sembrano più focalizzate a contenere l'emergenza piuttosto che orientate a identificare possibili opportunità che da queste possano emergere.
    Emblematico il caso degli interventi governativi ritenuti prioritari da parte delle imprese: solo un quinto dei fornitori ritiene che il Governo debba agire per rilanciare la ricerca e sviluppo, mentre incentivi alla domanda ed estensione della cassa integrazione insieme rappresentano le misure maggiormente auspicate dalla maggioranza dei fornitori.   

"La crisi 2020 non fa che velocizzare - osserva il presidente della Camera di commercio di Torino Dario Gallina - un processo di ristrutturazione e revisione della filiera automotive italiana, settore in cui il Piemonte continua ad essere protagonista con oltre il 33% delle aziende e il 38% del fatturato nazionale. Oggi, di fronte a un mercato internazionale che mostra segni negativi in tutti i Paesi, diventa sempre più urgente strutturarsi e innovare: il 29,5% delle imprese, sulla base dei prodotti che realizza, dichiara oggi di posizionarsi principalmente sul mercato dei nuovi veicoli con motorizzazioni elettrificate, anche accanto ad altri powertrain, con l'obiettivo di ritagliarsi un ruolo significativo in uno scacchiere internazionale in continua evoluzione". Per Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti Anfia "la crisi Covid ha sorpreso una filiera automotive italiana alle prese con un'apertura non brillante del 2020 e, soprattutto, con un rivoluzionario processo di riconversione industriale di forte impatto sull'assetto produttivo, sulle scelte di investimento e sulla riqualificazione degli operatori, complicandone ulteriormente il contesto. La componentistica è ancora più di prima chiamata a reagire a questa fase di incertezza rimodulando l'offerta e puntando sugli investimenti in ricerca e sviluppo. Questo non senza l'indispensabile contributo di un piano strategico nazionale per il rilancio del settore". Secondo Francesco Zirpoli, direttore scientifico del Cami dell'Università Ca' Foscari Venezia "la filiera italiana si trova a fronteggiare due fonti di incertezza. La prima, molto contingente, riguarda i tempi e la misura della ripresa della domanda e della produzione di autoveicoli in Europa e nei principali mercati di sbocco. La seconda e? legata alle scelte di Stellantis, la società? frutto della fusione tra Psa e Fca, che presenta indubbie sovrapposizioni in Eu tra attività? di progettazione, produzione, e composizione della filiera. La risposta alle sfide che le evoluzioni di mercato e tecnologia stanno ponendo passa attraverso un cambio di passo negli investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo e dalla costituzione di poli di eccellenza che sappiano trainare l'intera filiera verso il rinnovamento della struttura manageriale, l'accesso a risorse finanziarie nei mercati internazionali dei capitali e la costituzione di reti per l'innovazione".

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