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Nissan, Ghosn verso nuova incriminazione lunedì

Il pubblico ministero giapponese si appresta a formalizzare una nuova incriminazione nei confronti di Carlos Ghosn, ancora in stato di fermo al centro di detenzione di Tokyo, e il cui termine di carcerazione scade il prossimo lunedì. Lo anticipa il canale pubblico Nhk, che cita fonti a conoscenza del dossier legale. Il 4 aprile scorso nei confronti dell'ex presidente della Nissan-Renault-Mitsubishi Motors era stato stato spiccato il quarto mandato di arresto dopo un breve periodo di libertà su cauzione - che aveva seguito i 108 giorni di detenzione, con l'accusa di aver trasferito dei fondi appartenenti alla società su un conto corrente di una succursale in Oman, causando una perdita per la Nissan di 5 milioni di dollari. Ghosn è stato già incriminato per aver sottostimato i suoi compensi e per abuso di fiducia aggravata in relazione ad una serie di illeciti finanziari. La moglie dell'ex tycoon, Carole, è stata interrogata dagli inquirenti lo scorso 11 aprile, per presunti trasferimenti di denaro dal conto dell'Oman alla sua società, e l'acquisto di uno yacht di fabbricazione italiana del valore di 1,6 miliardi di yen, l'equivalente di 12,5 milioni di euro. Carlos Ghosn respinge ogni imputazione a suo carico, affermando di essere vittima di una cospirazione generata all'interno della casa auto nipponica.

Intanto Carole Ghosn, moglie dell'ex numero uno di Renault e Nissan Carlos Ghosn, si è rivolta - in quanto cittadina americana - al presidente Donald Trump affinché intervenga con il primo ministro giapponese Shinzo Abe sulla questione della ingiusta detenzione del marito. ''Spero e prego - ha detto al Washington Post - che il nostro presidente esorti Abe a consentire a mio marito di ottenere la libertà su cauzione in modo che possa prepararsi per il processo'' riferendosi alla prevista visita di Abe alla Casa Bianca a fine mese. ''Per favore - ha ribadito Carole Ghosn - presidente Trump, per favore chieda ad Abe di risolvere questa ingiustizia''. L'appello, come riferisce il quotidiano giapponese Nikkei, non è stato apprezzato dalla magistratura giapponese in quanto rappresenterebbe una inappropriata interferenza della politica sul sistema giudiziario. Già una decina di giorni fa, una dichiarazione fatta dalla moglie di Ghosn a Le Journal Du Dimanche, in Francia - e relativa ad un possibile intervento del presidente francese Emmanuel Macron - aveva suscitato reazioni negative in Giappone.
    Hiroshi Kadono, ex giudice dell'Alta corte di Tokyo, aveva contestato l'appello di Carole Ghosn alla politica e ad un possibile intervento di Macron su Abe. ''Il primo ministro - aveva detto Kadono - è a capo del ramo esecutivo. Non è auspicabile esercitare pressioni politiche per affrontare le questioni giudiziarie, poiché ciò potrebbe compromettere l'indipendenza dei tre poteri''. La questione della detenzione del manager franco-libanese, in attesa del processo, si sta complicando anche per la diffusione di notizie su nuove prove che confermerebbero la tesi di una 'cospirazione' contro l'ex numero uno di Nissan, presumibilmente temendo che la volontà di Ghosn di portare l'azienda a una fusione con Renault avesse potuto indebolire la posizione della compagnia giapponese. 

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