Martedì 24 Dicembre 2024

La storia di Ninfa, giardino tra i più belli del mondo

© ANSA
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La malaria che all' epoca affliggeva la Pianura Pontina di certo ebbe il suo peso ma fu una guerra fratricida di schieramenti politici legati allo Scisma d' Occidente a provocare nel 1381 la distruzione di Ninfa, borgo fortificato nevralgico del Lazio meridionale a ridosso dei Monti Lepini che per la impraticabilità periodica della via Appia causata dall' avanzare della palude rappresentò spesso l' unica via di collegamento tra Roma e Napoli. La città fu saccheggiata e non venne più ricostruita finendo nell' oblio.
    Delle sette chiese e delle 250 case del borgo, con botteghe, mulini e officine per lavorare metalli e tessuti che ne avevano fatto la fortuna restarono solo ruderi. I Caetani, l' ultima famiglia ad averla acquisita, si trasferirono a Roma e vi tornarono soltanto alla fine dell' Ottocento. Se a mettere la pietra tombale su Ninfa era stata questione di uomini, fu una nobildonna inglese a restituirle un nuovo destino. Ada Bootle Wilbraham, moglie di Onorato Caetani, con i figli Gelasio e Roffredo la trasformò bonificando gli acquitrini, eliminando la vegetazione infestante e piantando dal 1920 i primi lecci, cipressi, faggi oggi giganteschi e un gran numero di rose. Era il primo nucleo di quello che oggi è considerato tra i giardini più belli al mondo, visitato ogni anno da 75 mila persone. A dare la svolta fu Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani, che fece giungere da ogni parte del mondo piante rare e preziose e trasformò il giardino accogliendo un circolo di letterati e artisti intorno alle due riviste letterarie da lei fondate - Commerce e Botteghe Oscure - sulle quali furono pubblicate opere di artisti di peso da Truman Capote a Dylan Thomas, Camus, Bataille, Artaud, Soldati, Gadda, Moravia, Calvino fino ai versi di Pasolini. La figlia Lelia, pittrice e ultima erede dei Caetani, fu anche l' ultima giardiniera. Nel 1972, cinque anni prima di morire, istituì la Fondazione Roffredo Caetani che oggi gestisce Ninfa e il suo meraviglioso tesoro di dieci ettari nel territorio del comune di Cisterna di latina, aperto da marzo a novembre solo nei fine settimana per visite guidate a numero contingentato. ''L'unicità del Giardino - dice all' ANSA Massimo Amodio, presidente della Fondazione - è il fatto di essere stato concepito e mantenuto in perfetta simbiosi con le rovine di una città medievale, ammantata di storia, mistero e fascino tuttora urbanisticamente molto ben leggibile''. Il Giardino ha un' altra caratteristica peculiare, stimolare i sensi e gli stati d'animo più che specifiche riflessioni sugli singoli aspetti storici e botanici. ''Lelia lo ha pensato come un numero infinito di quadri dinamici, in grado di mutare in ogni stagione e nelle diverse ore del giorno. Questa ispirazione artistica e informale lo rende un Giardino unico''. Il principio ispiratore è stato il concetto di "naturalità": tutto deve apparire come spontaneo, non forzato dalla mano dell'uomo. ''Ovviamente così non è - osserva Amodio -. La difficoltà è, appunto, quella di celare la gestione umana lasciando al visitatore la percezione di camminare nella storia e nella natura. Il Giardino ha più di cento anni e le piante a dimora sono in alcuni casi provate dall'età. Bisogna pensare alla sostituzione e a come come possono reagire i 'patriarchi' del Giardino alle violente stimolazioni esterne dovute ai mutamenti climatici e all' aumento della frequenza e della intensità di eventi meteorologici estremi. Abbiamo già subito negli ultimi anni schianti e perdite a causa di vento e pioggia e il timore che nel futuro ciò possa ulteriormente peggiorare è reale''. Re e regine, famiglie importanti, poeti, scrittori, registi si sono lasciati incantare dalla magia di questo luogo, che nel 1985 accolse anche il principe Carlo, oggi Re d' Inghilterra, e la principessa Diana. ''Ogni angolo sembra un quadro'' è Il commento più frequente raccolto dalle guide che accompagnano i visitatori. ''Sono parole che avrebbero fatto particolarmente piacere a Lelia Caetani che amava definirsi, appunto, pittrice e giardiniera - conclude Amodio -. Lei, certamente, immaginava Ninfa esattamente così, un dipinto''. (ANSA).
   

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