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Alessandro Roia, scuola e amici mi hanno salvato dalla strada

La strada, gli amici, il liceo, la scommessa del cinema, prima come attore e ora anche come regista: Alessandro Roia è atteso alla Mostra del Cinema di Venezia con il suo primo film da regista, Con la grazia di un Dio. E le ansie, i timori e il travaglio di questa nuova scommessa li racconta a Stories, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Il suo film, prodotto da Bartlebyfilm e Rai Cinema con protagonisti Tommaso Ragno e Maya Sansa, è "la storia di un uomo che torna nel suo passato e in qualche modo deve fare i conti con i suoi fantasmi e con la sua natura". "La direzione che ho cercato di prendere - spiega - è quella proprio di utilizzare il noir per entrare nella storia e poi, in qualche modo, strappare la superficie del noir ed entrarci dentro. Entrare in qualcosa di più psicologico, di più drammatico, ma in qualche modo più in profondità rispetto alla storia e al genere. La frase che più mi sento ripetere dalle persone che l'hanno visto? Non me l'aspettavo… È un complimento, stupire è una cosa bella. Più va avanti e più diventa motivo di orgoglio" dice l'attore. Ci sono poi i ricordi d'infanzia, la scuola di recitazione, gli inizi con Romanzo Criminale, i successi al cinema. La storia di Alessandro Roia inizia in un quartiere popolare di Roma: "Ho vissuto tanto la strada, non è un vanto come nei testi rap, ma era una strada realmente hardcore. Mi ha insegnato tantissimo, mi ha dato amici che mi porto dietro da sempre e che in qualche modo mi ha rimbalzato dalla parte opposta rispetto alle possibilità che potevo avere nascendo lì", grazie soprattutto all'aiuto di un amico: "gliene sarò sempre grato".
    Al liceo la svolta, grazie a dei professori capaci di stimolare la sua curiosità e avvicinarlo al mondo del cinema: "Devo dire la verità, mi hanno dato una grande 'salvata' ". Poi finalmente il suo ingresso al Centro Sperimentale di Roma: "Sono stato il primo a credere in me stesso. Ricordo ancora lo sguardo di mio padre quando gli dissi che volevo fare l'attore, passò il terrore nei suoi occhi" scherza.
    E dopo ancora i provini, tra cui quello per 'Romanzo Criminale', che lo consacrò al grande pubblico: "Mi presentai con camicia e pantaloni anni '70 di mio padre, crocifisso al collo e capelli cotonati" e una grande lezione di vita, appresa da Stefano Sollima e che oggi si sente di condividere coi giovani attori: "Quando varcate la porta per fare un provino non state andando ad elemosinare. State andando a risolvere il problema di un regista che ha una mancanza, gli manca il personaggio. E questo è un modo di vedere dall'altra parte". (ANSA).
   

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