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Prada, la moda femminile militante

(di Gioia Giudici)  - Non solo una sfilata ma "un incoraggiamento a riprendere la lotta", quella femminista, perché "abbiamo fatto tanti progressi, ma non abbastanza": nelle mani di Miuccia Prada la moda diventa "un'istigazione a essere un po' militanti e un po' combattenti". Anche per dare l'esempio alle ragazze di oggi che "certe cose non le sanno e da quello che vedo - nota - sono anche un po' passive". Il messaggio arriva forte e chiaro: le pareti della sala della sfilata sono interamente ricoperte di fumetti, che hanno solo donne come soggetto. Sono ragazze che leggono, ascoltano musica, pensano e tirano anche qualche schiaffo. Le autrici delle immagini, semplici e dirette eppure cariche di umanità, di quel racconto del femminile che è al centro anche della moda di Prada, sono a loro volta tutte donne, di generazioni diverse, e sono le stesse fumettiste dalle quali sono tratte le immagini e le vignette stampate su abiti e cappotti. Ci sono artiste giovani e altre storiche come Giuliana Maldini, "autrice di un libro che illustra le frasi sulle donne dette da uomini celebri, frasi che - sottolinea la stilista - fanno accapponare la pelle". E ci sono i lavori di Tarpé Mills, la cui 'Miss Fury' è la prima supereroina della storia del fumetto creata da una donna. Le immagini e i racconti tratteggiati da queste donne contribuiscono a delineare l'immagine di un 'tomboy', termine che Miuccia Prada confessa di non amare "perché quando siamo intelligenti - sbuffa - siamo sempre maschi", ma che le serve per spiegare il tipo di ragazza che aveva in mente, "una sveglia e un po' aggressiva", con più personalità che bellezza, come le modelle scelte per la sfilata di stasera, accompagnata dalla voce - ancora una volta al femminile - di Lana del Rey. Quello che si vede in passerella, comunque, non è certo un maschiaccio, ma una donna che ne ha tutte le caratteristiche positive, compresa una certa dose di aggressività e sfrontatezza.

Queste militanti sono pronte a scendere in piazza per i loro diritti, ma non per questo sono disposte a perdere in femminilità: mettono i pantaloni, ma con l'abitino in broccato e i sandali di vernice, scelgono soprabiti perfetti ma con stampe effetto strappato o sbagliato, indossano camicette dalle righe maschili ma con top damascati dai toni tenui, sfoggiano gilet di morbida maglia dai colori caldi, ma con ragni ricamati. I loro cappotti sono stampati con le strisce dei fumetti, i blouson di pelle hanno un patchwork di borchie, cristalli e volti di donne. Mettono camicie con le maniche annodate e gonne a ruota, calzini ginnici e cappotti di tweed anche solo stampato, borse di coccodrillo e abiti lunghi, cappellini a forma di barchetta, chemisier con gonna plissé e soprabiti animalier. "Un'istigazione a delinquere" fatta anche di mocassini borchiati e borse con volti di donna. "Ognuno fa quello che può, io lancio i miei messaggi - conclude Miuccia Prada - da una parte con la Fondazione e dall'altra con la moda"

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