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Da Clinton a Will Smith, l'America saluta Muhammad Ali

 LOUISEVILLE. «Fly Butterfly, Fly», vola farfalla, vola: alle parole di una delle figlie di Ali la commozione è incontenibile all'interno dello Yum Kc Center di Luoisville, in Kentucky, dove si sono radunate 20 mila persone per rendere omaggio alla leggenda. Una folla enorme.

Eppure quando la famiglia del campione entra nell'arena il silenzio è assordante, pieno di rispetto. Poi quando Lonnie, la vedova, sale sul palco, la tensione si scioglie al grido di «Ali, Ali»: «Siamo colpiti da tanto amore. Abbiamo ricevuto migliaia di messaggi, in tutte le lingue e da tutte le parti del mondo». Proprio come voleva lui, campione nello sport e nella vita. Non a caso l'ultimo saluto, come suo desiderio, è una cerimonia interreligiosa. Perchè lui - viene ricordato nei vari interventi, credeva nella libertà religiosa, nella libertà di parola.

«Ali ha sempre agito per quello in cui credeva. Convinto che nè la sua razza nè la sua fede avrebbero potuto privarlo di decidere la sua storia», ha affermato Bill Clinton, che ha avuto l'onore di tenere l'orazione funebre che ha chiuso la veglia. Toccante anche il messaggio di Barack Obama, letto da Valerie Jarret, la sua più stretta collaboratrice alla Casa Bianca. Il presidente non è potuto venire per partecipare a Washington alla cerimonia per il diploma della figlia Malia. Ma le sue parole arrivano dritte al cuore dei partecipanti alla veglia per Ali: «Lui è stato l'America. Muhammad Ali sarà sempre l'America».

Un ricordo che diventa personale: «Ali ha ispirato anche un bambino con un nome strano. E gli ha fatto credere che poteva diventare qualunque cosa, anche presidente degli Stati Uniti». Quel bambino era Barack Obama. Fuori dallo Yum KC Center altre decine di migliaia di persone, un'intera città. In molti hanno potuto seguire la cerimonia sui maxi schermi. Sono stati distribuiti a tutti, gratuitamente, snack e bottiglie d'acqua.

Intanto il magazine Time dedica ad Ali la copertina del numero in uscita: il campione è immortalato con i suoi calzoncini bianchi e i suoi guantoni rossi, grazie a una delle iconiche foto che lo hanno fatto conoscere anche ai più giovani. Sopra il titolo «The Greatest», il più grande.

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