MILANO. Dice di essere stanco di sfilare da solo, nell'ultimo giorno di passerelle, ma sarebbe un peccato non avere più Giorgio Armani a mettere i puntini sulle i alla fine della settimana della moda, a indicare l'evoluzione possibile del vestire, prima con i suoi abiti, reali e vendibili, e poi con le sue parole che, come sempre, indicano cosa evitare per non apparire ridicoli. «Un uomo deve lavorare e per farlo deve essere vestito in un certo modo, non è che può andare a un meeting importante con un giubbotto imbottito nè vestito da scalatore a un cocktail con la moglie: diamo il giusto spazio alla moda nel contesto della vita, non facciamo diventare gli uomini ridicoli». «C'è - avverte - una confusione non necessaria, ci vuole discernimento, la moda non serve a mandare messaggi che non hanno senso, questo è il senso della moda milanese». Perchè a furia di provocazioni «la gente ride e non compra più». In questo senso, secondo lui, Milano è la città più adatta per «mantenere uno stile diverso, fatto di cose che si possono vedere per strada, il posto dove si viene a comprare una creatività che tiene presente il servizio al pubblico, all'industria, all'Italia». Da quello che ha visto in questi giorni, Armani invece si è fatto l'idea di «un'esasperazione continua, con molti che si chiedono 'ma chi se li metterà?', a me sembra un gioco forzato, uno spreco di soldi, poi ognuno fa la strada che vuole, anche per questo turnover senza freno di stilisti, io invece sono ben radicato, senza inquinamenti». E così è il suo uomo, che alla pulizia delle linee concede solo dei piccoli sconfinamenti: il nuovo pantalone con la piega davanti e un'ampiezza inusuale, giacche jacquard che sembrano maglie, piccole fantasie che ricordano le piastrelle mediorientali, tocchi di rosso pompeiano che spezzano l'uniformità dei colori neutri e naturali, come slavati dal sole. Tutte svuotate e decostruite le giacche, che sono la firma di Armani: hanno il collo sciallato o montante, sono più o meno accostate al corpo, con 1, 2 o 3 bottoni, ma sono sempre leggerissime, in lino e cotone. Vanno portate con la maglieria in tricot leggero o con disegni incisivi o con le bluse di seta, con i pantaloni ampi che si assottigliano alla caviglia e con le stringate dalla suola evidente. È un uomo naturale quello che sfila in passerella, sotto gli occhi divertiti di ospiti come la star di 'House of Cards' Kevin Spacey e la popstar Ricky Martin: cammina con le mani in tasca e con il cappello di paglia in testa, sfoggiando divertito la T-shirt con l'immagine di Giorgio Armani, mette giubbini di pelle tanto impalpabile da sembrare tessuto e spolverini leggerissimi, si concede quelli che lo stilista chiama dei «piccoli frisson» ma non perde mai il suo aplomb. In questa gallery, la parata di star giunta alla sua sfilata